REDAZIONE PRATO

La Camerata parte dalla viola. Al Politeama un concerto che parla di pace e speranza

Giovedì il grande violista Yakov Zats dirige anche l’orchestra per il debutto della stagione. La serata inaugurale con Antije Weithaas rinviata per l’allerta meteo sarà recuperata il 13 marzo. .

L’impeto della natura e le sue distruttive conseguenze hanno reso impossibile la consueta ed attesa occasione di festa per l’apertura della nuova stagione della Camerata Strumentale che sarà per fortuna recuperata mercoledì 13 marzo. Inizia dunque giovedì 30 novembre alle 21 con il secondo concerto della stagione che ha per titolo Il Piacere della scoperta, il percorso musicale che si propone di porre l’attenzione, oltre che sul grande repertorio, su autori meno noti e composizioni meno celebrate, che meritano però di essere ascoltate e che sveleranno autentiche meraviglie.

L’impaginazione di questo concerto esprime eloquentemente l’invito di questa stagione al "piacere della scoperta". La viola, così poco considerata come strumento solistico, è qui protagonista con uno strumentista fuoriclasse, Yakov Zats (nella foto in alto a destra), che il pubblico della Camerata ha già applaudito in diverse occasioni. Per questo programma Zats si assume anche la responsabilità della guida dell’orchestra, in un itinerario musicale che ha anche il valore di testimonianza.

Intorno a una partitura costruita esclusivamente su temi popolari ucraini, la Suite composta nel 1925 dall’americano Quincy Porter è un omaggio solidale a chi soffre in questi giorni i disastri della guerra. Per questo motivo è affiancata a Trauermusik, l’intensa elegia di Hindemith per viola e archi, che culmina nel commovente corale "Davanti al tuo trono io mi presento", la medesima melodia con cui Bach si congedò da questo mondo. Altrettanto carica di significato è la scelta del Monolog di Alfred Schnittke, uno dei più importanti protagonisti della musica del secondo Novecento, ebreo russo perseguitato dalla censura sovietica. Due vivaci e affettuose rivisitazioni della civiltà strumentale settecentesca, le Suites composte in tardo ’800 da Max Reger e Edvard Grieg completano il programma con un’affermazione di fiducia nell’energia positiva della musica.