Incendiò casa dell’ex moglie. Sentenza dopo 12 anni: in carcere l’infermiere stalker

A 12 anni dal rogo la Cassazione conferma la pena a 9 anni e 6 mesi per Di Grigoli. Per la donna finalmente è la fine di un incubo

L'intervento di soccorsi e vigili del fuoco sull'incendio in via Filicaia

L'intervento di soccorsi e vigili del fuoco sull'incendio in via Filicaia

Prato, 29 settembre 2022 - Ci sono voluti quasi 12 anni per mettere la parola fine a uno degli episodi più violenti avvenuti in città. Per l’ex infermiere Asl Gioacchino Di Grigoli, 50 anni, all’epoca dei fatti in servizio al Centro Giovannini, si sono aperte le porte del carcere dopo che la Cassazione ha confermato la condanna a nove anni e sei mesi per tentato omicidio, incendio doloso e molestie nei confronti dell’ex moglie, una donna di origini albanesi di dieci anni più giovane. L’accusa più pesante è quella di tentato omocidio in quanto Di Grigoli, nel novembre del 2010, pazzo di gelosia per la nuova relazione intrapresa dall’ex moglie con un altro uomo, appiccò un incendio all’interno della casa, in via Filicaia, gettando del liquido infiammabile in una bocchetta dell’aerazione dell’abitazione. Il fuoco fu devastante e arrivò alla caldaia che esplose: la donna, sua sorella e i loro rispettivi bambini (un neonato e uno di 7 anni) si salvarono per miracolo ma rimasero gravemente ustionati finendo in ospedale.

Un episodio gravissimo che solo il caso ha voluto che non si trasformasse in tragedia. Di Grigoli non venne subito individuato come il responsabile, piuttosto si pensò a una fuga di gas anche se l’impianto della caldaia era nuovo. Ci vollero alcuni mesi e le indagini della squadra mobile prima di poter arrivare all’infermiere geloso che, nonostante tutto, continuò a mettere in atto il suo piano criminale fatto di minacce, persecuzioni telefoniche e via sms, atti intimidatori e nuovi incendi. Nel lungo processo la donna si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Barbara Mercuri. E finalmente dopo anni e anni di attesa è arrivata la risposta della giustizia. La condanna in primo grado era stata letta nel maggio del 2015 quando Di Grigoli fu riconosciuto colpevole. I giudici inflissero all’uomo una pena superiore a quella chiesta dal pubblico ministero: 12 anni di carcere anziché gli 11 richiesti.

La strada per arrivare alla sentenza definitiva, però, è stata ancora più estenuante e tortuosa e ha visto, durante il percorso, riconoscere perfino uno sconto di pena al piromane. L’inferno per la donna cominciò dopo la fine del matrimonio. Di Grigoli fu arrestato nel gennaio 2011 dalla squadra mobile, quando l’infermiere dette fuoco all’auto del compagno della ex. Da lì si risalì al rogo in via Filicaia: ad appiccare le fiamme fu Di Grigoli, fuori controllo perché la moglie lo aveva lasciato. L’aveva quasi ammazzata, ma non gli bastava. Le intimidazioni si intensificarono fino alla rivendicazione dell’incendio in un sms diretto alla donna: "Hai visto che cosa ho fatto, stai attenta", le aveva scritto. I due si erano sposati in Albania un anno prima dell’incendio, ma il matrimonio non è mai stato registrato in Italia. Fin dall’inizio del rapporto Di Grigoli mostrò un carattere violento e geloso finché lei, stanca ed esasperata, lo lasciò. Poi il calvario. Di Grigoli fu arrestato dopo avere tentato di appiccare un altro incendio all’auto del compagno della moglie. La polizia, però, era sulle sue tracce. Durante una perquisizione nella sua abitazione furono trovati materiali infiammanti e micce per la realizzazione di bombe artigianali.