REDAZIONE PRATO

Il Pontetorto festeggia i suoi primi 70 anni E guarda avanti con la voglia di innovare

Ricorre oggi il compleanno dell’azienda fondata da Bruno Banci. Da maggio scorso la proprietà è passata alla giapponese Daidoh

I primi 70 anni del lanificio Pontetorto si celebrano con la mente ed il cuore pronti a scandagliare ricordi che hanno reso l’azienda uno dei fiori all’occhiello del distretto pratese. Ma anche con uno sguardo rivolto al presente e al futuro con la voglia di innovare, sperimentare e continuare nella diversificazione dei prodotti, una delle strategie vincenti portate avanti da Bruno Banci, fondatore quell’8 marzo 1952 del Pontetorto in via Roma a Montemurlo. Il tutto nel segno della sostenibilità, della qualità e della ricerca, come testimonia l’evoluzione del Pile nel lontano 1985, oggi Biopile realizzato in fibra naturale all’interno e all’esterno con fibra di poliestere riciclata dalle bottiglie. Pontetorto è arrivato al traguardo delle 70 candeline con una nuova proprietà, traghettata nel passaggio dai fratelli Enrico, Luigi ed Elena Banci: nel novembre 2016 la Daidoh Limited, azienda giapponese di lunga tradizione tessile risalente alla seconda metà dell’Ottocento, ha rilevato il 65% del lanificio per completarne l’acquisizione nel maggio 2021. Il Ceo del Pontetorto è Jinro Nomura affiancato da Roberto De Matteis, vicepresidente e da Marco Toccafondi, General Manager e anima del settore tecnologico e di ricerca, già dipendenti da venti anni. Elena Banci è rimasta responsabile dell’ufficio Marketing e Comunicazione, unica della famiglia Banci in azienda. I fratelli Enrico e Luigi si occupano dell’immobiliare Fineuro (sono socie Elena e la cugina Cristina), nata anch’essa contestualmente con la costruzione della fabbrica di cui è ancora proprietaria. Un matrimonio, quello con la giapponese Daidoh, che si è basato su un fattore importante: l’anima e la tradizione tessile come comune denominatore. Una garanzia per la famiglia Banci di consegnare l’azienda in mani attente. "A questi 70 anni si arriva con un grande bagaglio di tradizione, etica e serietà verso la clientela ed i dipendenti. Sono rimasta qui per passione, tramandata da mio padre: in casa non si respirava altro che pezze, senso del rispetto e spirito di sacrificio". Con la Daidoh è scoccata la scintilla: "La prima volta che i rappresentanti giapponesi sono venuti in Italia hanno voluto rendere omaggio alla tomba di nostro padre: un gesto meraviglioso che ha significato molto per noi", ricorda Elena Banci. Un nuovo capitolo della storia di Pontetorto - insignito dello Stefanino d’Oro nel 2011 e finalista nel 2015 del Premio di Padre in figlio - che si sta scrivendo "nel solco della tradizione da parte di Daidoh, dando fiducia al personale che vi operava e pensando piccoli adeguamenti ai tempi" commenta De Matteis. Oggi Pontetorto conta 110 dipendenti con una superficie di 45mila metri quadrati. Una nuova fase che ha visto la luce nel duro periodo del Covid, ma che si spera, adesso, guerra permettendo, possa produrre quei frutti desiderati: "Abbiamo scelto Pontetorto per la forte vocazione alla ricerca e alla tecnologia dei suoi molteplici prodotti venduti in tutto il mondo", afferma il Ceo Nomura. Purtroppo il fatturato dello scorso anno pur attestandosi sui 39 milioni, rivela per via delle criticità di mercato legate alla pandemia, un calo rispetto alle performance degli anni precedenti. In Pontetorto si è fatto ricorso alla cassa integrazione con parsimonia, distribuendola in modo equo fra i dipendenti. Guardando avanti, sebbene ci siano pesanti incognite per i rincari di gas, energia, materie prime, Pontetorto "sta investendo sui giovani valorizzando anche quelli alla prima esperienza", dice Toccafondi. Investimenti poi su rifinizione interna, macchinari e processi per una produzione a minor impatto ambientale. "Stiamo lavorando ad un piano di formazione con Confindustria, dedicato a tutti i dipendenti - dice De Matteis - indirizzato su sostenibilità e qualità. Si farà l’analisi dei reparti con le difficoltà per individuare i modi per migliorarne l’efficienza. Daidoh ci ha stimolati a lavorare in team senza frustrare l’individualità pratese". Da un lato una nuova cultura del lavoro, dall’altro il target di sviluppare prodotti innovativi che rendano migliore la vita delle persone.

Sara Bessi