Il pomodoro Borsa di montone della Valbisenzio è ora anche ospite dell’Arca di Noè della biodiversità di Coldiretti, allestita in occasione dell’apertura del mercato agricolo più grande della Toscana di Porta San Frediano a Firenze, dove sono stati consegnati i riconoscimenti ai coltivatori. Se non fosse stato, infatti, per Amerigo e Ademaro che ne custodivano gelosamente i semi nei loro orti e della recente passione di Simone, del pomodoro borsa di Montone, detto il "tigrato di Luciana", oggi resterebbero leggende.
Le stesse che localizzano questo pomodoro striato e poco sexy in Corsica, prima di arrivare nella Valdibisenzio intorno agli anni ’40 per diffondersi rapidamente nelle campagne. L’epoca dell’oro è durata fino agli anni ’90 quando sugli scaffali sono arrivati le varietà ibridate, belle da vedere, più convenienti e redditizi. E piano piano del pomodoro di Borsa di Montone se ne sono perse le tracce. A salvarlo, sull’orlo del precipizio, è stato Simone Rossini dell’azienda "Selvapiana" che lo ha rilanciato coltivandolo e trasformandolo per renderlo più moderno ed attuale per i consumatori. Dalla passata ai pomodori secchi, l’antico pomodoro della Valdibisenzio è tornato sulle tavole attraverso la rete dei mercati contadini. A Rossini è andato il riconoscimento di "Custode della biodiversità" di Campagna Amica.
"Mentre gli scaffali dei supermercati offrono varietà infinite dal mondo, ci sono tanti ortaggi, frutti, prodotti lattiero caseari e norcini delle nostre campagne che stanno scomparendo sotto le logiche dell’omologazione e del profitto – spiega la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – La rete di Campagna Amica, e così il mercato di Porta San Frediano, ha lo scopo di facilitare l’incontro tra i produttori, che riscoprono e coltivano tante varietà autoctone, ed i consumatori. Questo è l’unico modo per salvarli".