Era stato firmato anche un patto di riservatezza tra le parti al termine di un incontro nello studio di un famoso avvocato pratese. Tutti d’accordo con il procedere silenziosamente, ma le strade parallele non si sono poi incontrate. Il progetto dei “volenterosi” si proiettava su tre anni con un budget annuo di due milioni. Obiettivo: portare l’Ac Prato in Lega Pro, una dimensione adeguata alla tradizione biancazzurra. Nessuno dei partecipanti alla cordata avrebbe avuto ruoli di vertice e di gestione diretta. Sarebbero ingaggiati personaggi di calcio di provata esperienza nei ruoli chiave a partire dalla presidenza e dal direttore generale. Al progetto ha dato adesione una quarantina di imprenditori del mondo del tessile, del terziario e di altri settori. Nomi famosi nel panorama cittadino ’convocati’ da un imprenditore che da Prato ha fatto decollare la sua attività in tutta Italia e non solo. L’opportunità dell’offerta dei “volenterosi pratesi” poteva rappresentare anche per l’attuale patron una “exit strategy” adeguata nel rispetto di ruoli e investimenti.
"In questa cordata non c’è alcun frontman: questa non è la corsa di un singolo, ma di un gruppo, di un soggetto unito, unico, senza prime donne. -avevano detto gli imprenditori - A testimonianza dell’impegno di gruppo, a portare avanti il dialogo per tutti noi è un professionista e non un singolo imprenditore. Questo perché il progetto è di tutti. E tutti insieme ci stiamo adoperando per dare basi ancora più solide a una iniziativa animata dal solo amore per la città".