
La tutela e il rilancio del sistema produttivo passano attraverso i meccanismi di ristoro, di liquidità e di una nuova disciplina della crisi di impresa. Ma non basta: resta da sciogliere il nodo dei costi fissi e di quanto possano incidere e nei risultati di produttività e nei bilanci. "Le aziende sane, messe in difficoltà dal virus hanno bisogno di un aiuto per continuare la loro attività - afferma Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord - Il meccanismo di ristoro, ora circoscritto ad aziende con un fatturato fino a 10 milioni, è troppo basso per coprire il mondo industriale, e limitato al 20% del calo medio mensile del 2020 rispetto al 2019". Un’urgenza che Ctn ha ribadito in un documento inviato a parlamentari e consiglieri regionali. "A fare la differenza sono i costi fissi, che nelle imprese manifatturiere è generalmente alto. Salutiamo con favore le aperture in questo senso fatte dal ministro Giorgetti", commenta il presidente Grossi.
Il Centro Studi di Confindustria Toscana Nord ha fatto una simulazione per evidenziare questo aspetto: "A parità di condizioni di partenza e di calo di fatturato, un’azienda con costi fissi elevati, tipici del manifatturiero, va incontro a una marcata perdita, mentre un’altra azienda con costi fissi contenuti può riuscire a chiudere il bilancio addirittura ancora in positivo", fa sapere lo stesso Grossi.
Un dato allarmante soprattutto per il distretto pratese, dove il calo di fatturato è stato maggiore: si parla del 30 per cento. E per questo i meccanismi di ristoro sono ancora più importanti, per evitare che gli aiuti siano inconsistenti per la ripresa del sistema produttivo pratese. "Al calo di fatturato va aggiunta una lavorazione che ha tanti costi fissi dal personale ai macchinari - afferma Francesco Marini, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord - Quindi il criterio del calo di fatturato e basta per calcolare i ristori è limitante: per fortuna il ministro Giorgetti ha capito che ogni azienda ha una storia a sè. Nel nostro distretto ci sono tante aziende con costi fissi elevati, ma che non rientrano nel contributo nazionale". Oltre alla dimensione delle aziende, c’è poi un’altra questione e riguarda la liquidità. "E’ importante che i prestiti di garanzia statale vengano estesi dai 6 anni proposti a 15 anni - prosegue Marini - Il 2021 si prospetta come il 2020 per tanti motivi, sebbene ci siano timidi segnali di ripresa". "Servono anche nuovi affidamenti: per tutto il 2021 occorrerà garantire la continuità delle misure a sostegno della liquidità e dell’export ed estendere ulteriormente le moratorie sui prestiti - chiosa il presidente Grossi - . La nuova disciplina sulla crisi d’impresa non può entrare in vigore prima del 2023: mantenere la sua decorrenza a settembre significherebbe farvi rimanere impigliate anche aziende che hanno l’unico torto di essere state messe a dura prova dalla pandemia, ma di per sé sane ed efficienti. Non vogliamo che il manifatturiero diventi la cenerentola delle politiche di tutela e di rilancio. Il manifatturiero è l’asse portante dell’economia nazionale: trascurarlo ora sarebbe un errore irreparabile".
Sa.Be.