Il "Gigliato" in memoria di Franco Riccomini

Mercoledì la consegna dell’onorificenza al giornalista de La Nazione e critico d’arte, dopo la raccolta di firme promossa dai figli

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Piero e Marco, i figli del giornalista de La Nazione ed esperto d’arte Franco Riccomini scomparso il 16 gennaio 2014, lo faranno contento da lassù: alle 12 di mercoledì, il giorno della festa della città, in palazzo comunale verrà consegnata l’onorificenza del gigliato pratese alla sua memoria, in seguito alla petizione da loro stessi promossa e avallata da centinaia di firme. "Ringraziamo il Comune e le centinaia di parenti, amici e conoscenti che, da ogni parte d’Italia (qualcuno anche dall’estero), hanno sottoscritto la petizione contribuendo alla realizzazione di questa giornata", dicono i fratelli Riccomini.

Giovedì 9 settembre sarebbe stato il compleanno dell’amico che ci ha lasciato alla sua maniera sotto il suo solito involucro di sorriso e di bonomia, promotore dell’arte figurativa, assicuratore, critico d’arte, scrittore e soprattutto giornalista fino all’osso: una vita insieme dalle redazioni di via Garibaldi, a via San Giorgio, alla sede attuale di piazza Ciardi; una vita di lavoro e di giornalismo da quando portavamo il "fuorisacco" alla Cap per spedirlo a Firenze perché non c’erano allora i computer; alle notizie ricercate in città, perché il capocronaca Mancini voleva andassimo a raccattarle in mezzo alla gente; al contratto come part-time; alla medaglia d’oro consegnataci a Firenze per i cinquant’anni di giornalismo. E lui ligio al lavoro, schietto e concreto, autoironico sui suoi stessi mali, sempre frenetico perché la vita ci aveva insegnato a correre per natura e per necessità. Ci ha lasciato un vuoto, Franco Riccomini,

Non avremo più il coraggio di affacciarsi di prima mattina in redazione, dove lui sentinella del giornale era puntualmente presente e dove parlavamo dei giovani colleghi professionisti che da Prato salivano a incarichi prestigiosi, perché la nostra redazione, era e resta una scuola di giornalismo e di vita. In quell’architetto dell’universo in cui lui ha creduto ha trovato l’approdo sereno di un’esistenza vissuta in corsia di sorpasso, non arrendendosi mai nemmeno quando la spia del cruscotto lampeggiava il rosso. Ci manca ora come allora quando se n’andò. Di più. I buoni come lui hanno un modo tutto loro di entrarti nel cuore e mettere radici.

Ciao Franco.

Roberto Baldi