Che futuro hanno i piccoli Comuni nella grande holding dei servizi pubblici? Il sindaco di Cantagallo (il Comune della vallata ha lo 0,262 % delle quote di Alia Multiutility) Guglielmo Bongiorno è scettico sul progetto iniziale del colosso e spera in una fase due.
"Il comune di Cantagallo è considerato periferico e marginale, non solo geograficamente ma anche per investimenti e risposte ai bisogni: un territorio a fallimento di mercato, per le aziende di servizi sia pubbliche che private, eppure i nostri cittadini pagano le stesse tariffe di coloro che abitano nelle grandi città" dice il sindaco.
In che modo la Multiutility garantirà servizi per qualità e quantità? "Noi temiamo che uguali resteranno solo le tariffe, se sarà il profitto a guidare le scelte aziendali" sottolinea il primo cittadino. Ecco perché "chiediamo che i servizi pubblici locali siano sottratti ad ogni logica di mercato e di realizzazione di profitti privati per tornare ad orientarsi esclusivamente a vantaggio dei territori e della collettività".
E’ di questi giorni la sentenza del Tar della Toscana che "ha stabilito che Alia non è soggetta al controllo dei soci pubblici, cioè dei Consigli comunali, perché con l’operazione multiutility, nessun socio che non abbia la maggioranza assoluta, non è più in grado di esercitare un controllo determinante". Quindi il Tar "ha stabilito che di fatto la multiutility non è più una società che deve essere sottoposta a controllo da parte dei soci pubblici" dice Bongiorno.
E allora da Cantagallo si alza la voce: "Noi siamo convinti che la politica debba rivendicare la funzione primaria di decisione, di indirizzo e di piena rappresentanza degli interessi pubblici, superando l’ambiguità che deriva dal sistema pubblico/privato che assoggetta la figura del sindaco a quella del socio d’impresa, e se la politica ha il dovere di favorire e salvaguardare modalità di gestione legate a criteri di efficienza, dall’altro lato deve evitare quelle operazioni sistemiche puramente finanziarie, proprie di un ambito privatistico". Secondo il sindaco di Cantagallo "non si può chiedere ad un Consiglio comunale di avallare operazioni che espongano la propria comunità alle incertezze dei mercati finanziari".
E alllora? "Si analizzino esperienze virtuose di aziende di servizi pubblici locali interamente pubbliche e si prenda esempio da queste" consiglia il sindaco.
E poi c’è la questione acqua: gestione e investimenti, concessione del servizio idrico.
Un paio di anni fa, tra il 2018 e 2019, i sindaci, ricorda Bongiorno, decisero che alla scadenza della concessione del servizio idrico integrato "si tornasse ad una società interamente pubblica e ad un affidamento in house, confermando le attuali conferenze territoriali come modello ottimale per la gestione del servizio". Questa idea "che andava in direzione del referendum sull’acqua pubblica del 2011, ha subito negli ultimi mesi un “ripensamento” da parte di molti, non tutti, i comuni interessati, proprio perchè la società interamente pubblica sarebbe incompatibile con il progetto stesso della multiutility".
Ma bisogna riflettere anche sul cambio di guida delle amministrazioni comunali: "Le decisioni assunte dai sindaci nell’ultimo anno, dal luglio 2023 a maggio 2024, sono espressione di un momento politico e amministrativo ormai superato dalle scorse elezioni di giugno...".
Bongiorno accende i riflettori sul servizio idrico integrato su cui i consigli comunali "si devono esprimere in rappresentanza dei cittadini che l’unica volta che hanno avuto parola si sono espressi in modo inequivocabile": acqua pubblica, bene comune.