
Il futuro della ex Gegè. Valpizza corre per aprire e rassicura i lavoratori: "A febbraio si riparte"
Un investimento con una forte valenza strategica ed eccellenti potenzialità, ma anche un’operazione complessa per la portata degli interventi strutturali necessari: è quello che emerge dalle parole di Marco Setti, ceo e partner del gruppo Valsa che controlla la società Valpizza, che a sua volta ha rilevato la ex Gegè.
Una storia tormentata quella dell’azienda di via don Facibeni a Casale, fatta di subentri, cessioni di rami d’azienda, affitti: operazioni che hanno rischiato di condurre all’azzeramento di una realtà industriale significativa, arrivata a impiegare una sessantina di persone. A maggio scorso la svolta: dopo il fallimento di Compagnia Italiana Alimentari (Cia) la gara per aggiudicarsi lo stabilimento viene vinta da Valpizza, società del bolognese che produce pizze e basi per pizze surgelate, commercializzate con marchi propri e con private label. La Valpizza, fondata nel 1992, dal 2020 è parte di Valsa Group la cui maggioranza è detenuta dal fondo Aksìa. Un esito rassicurante, anche e soprattutto per i dipendenti che hanno rischiato grosso ma che nelle trattative, in cui ha avuto un ruolo importante la Regione Toscana, hanno visto emergere la disponibilità di Valpizza alla loro riassunzione. La data prevista per il riavvio dell’attività era fissata nel 2 gennaio prossimo.
Dottor Setti, ora si parla di uno slittamento del riavvio a metà febbraio: problemi?
"Niente che non sia risolvibile. Due i motivi del ritardo: uno per così dire strutturale, cioè le condizioni dell’immobile, che ha richiesto interventi ancora più consistenti di quelli previsti; e l’altro dovuto ai tempi di consegna dei macchinari, in gran parte sostituiti. Variabili che non dipendono da noi, non per ultima l’alluvione che non ha facilitato, per conseguenze indirette, lo svolgimento di alcune attività. Nessun cambio di programma, anzi gli investimenti previsti in origine sono stati incrementati. Tutte le autorità si sono rese disponibili ad agevolare i necessari iter burocratici".
E i dipendenti, nel frattempo?
"Non hanno motivo di preoccuparsi. Con i sindacati stiamo lavorando per capire come possiamo gestire la situazione. L’impegno alla riassunzione rimane. C’è un dovere sul piano formale e ci sono le rassicurazioni date da noi anche di recente alle istituzioni locali, al sindacato, ai lavoratori. Salvaguardare i posti di lavoro è prioritario. Quattro persone ex Gegè sono già assunte per le fasi di allestimento".
Che cosa manca perché i lavori possano dirsi finiti?
"I lavori strutturali sui 7000 metri quadrati dello stabilimento sono praticamente fatti. Stiamo ultimando il progetto dell’impianto antincendio: appena sarà pronto lo sottoporremo al vaglio dei vigili del fuoco. Soprattutto stiamo aspettando che arrivino le macchine di produzione. Il revamping ha richiesto un impegno consistente, inclusi servizi di base come quello degli scarichi. Stiamo facendo le cose al meglio, anche perché introdurremo nuove tecnologie e vogliamo collocarle in un contesto che le valorizzi al massimo".
Sette milioni di investimento sono una bella cifra...
"Lo stabilimento di Prato è per noi un elemento chiave all’interno delle strategie dell’azienda. Il Gruppo Valsa oggi ha 6 sedi e 10 stabilimenti produttivi che occupano più di 300 persone, ma vogliamo crescere ancora. Siamo certi che Prato possa essere un trampolino importante per ulteriori sviluppi: per noi le premesse ci sono tutte, dalle competenze degli addetti al mercato locale fino all’accoglienza positiva e collaborativa che abbiamo ricevuto dalle istituzioni pratesi e toscane".
Sa. Be.