SILVIA BINI
Cronaca

Il fronte degli arrabbiati che non si arrendono "Riportateci in classe, così non resistiamo"

Alunni e prof alleati nella protesta dopo l’ultima decisione del governo che cambia di nuovo le carte in tavola (e le date del rientro). Flash mob di fronte al liceo Copernico. E i ragazzi confessano di sentirsi "alienati" dopo così tanti giorni in casa lontani da tutto

di Silvia Bini

Studenti, genitori, professori in piazza per dire "no" alla didattica a distanza. Anche Prato ha partecipato al flash mob organizzato dal comitato Priorità alla scuola, che ha portato manifestazioni in tutta Italia. Davanti al liceo Copernico è così andata in scena la protesta alla quale hanno partecipato in modo trasversale alunni, docenti e genitori. Ognuno di loro ha le sue buone ragioni per chiedere il ritorno definitivo in classe anche per gli studenti delle scuole superiori, costretti alla didattica a distanza fino all’11 gennaio. A scatenare la rabbia è stato il dietrofront del governo che nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha fatto slittare il ritorno in classe dal 7 all’11 gennaio. Una decisione inaspettata che ha mandato su tutte le furie schiere di studenti e famiglie. "Organizzare una lezione da casa non è la stessa cosa che organizzarla in presenza, appena 48 ore prima del rientro a scuola il governo ha fatto marcia indietro dimostrando di non avere alcun rispetto per alunni e professori", dice Pierangela Scarnato, docente di scienze al liceo Copernico.

La richiesta di chi protesta è semplice: dare priorità alla scuola, considerare i professori (che in Italia hanno una età media italiana che sfiora i 60 annii) tra le categorie a rischio visto il numero di giovani con i quali vengono in contatto ogni giorno, e anche prevedere investimenti a lungo termine. "Siamo stanchi di essere trattati come gli ultimi, non è possibile sapere a 48 di distanza cosa sarà del nostro lavoro: se saremo in presenza oppure da casa". Scarnato ne fa anche una questione di preparazione: "I ragazzi si distraggono, non si può approfondire come si dovrebbe, hanno lo sguardo spento, non riusciamo più a interagire con loro. Siamo preoccupati per il futuro :si rischia nuovamente di promuovere tutti, anche chi ha lacune. Prima o poi dovranno tornare nel mondo reale e chi andrà a lavorare o all’università non sarà pronto". Il problema del mancato rientro in classe è legato ai trasporti: a Prato sono stati previsti 23 autobus in più dedicati agli studenti. Il fatto che non ci siano mezzi di traporto adeguati, secondo i manifestati, non può essere una scusa per impedire il ritorno a scuola. "I ragazzi sapevano che sarebbero tornati in classe il 7 e appena due giorni prima del rientro questa certezza è stata infranta: è un’indecenza", dice Lucia Petrà, genitore di due studenti. "I licei inoltre sono penalizzati rispetto agli istituti professionali che per frequentare i laboratori sono autorizzati a tornare in classe: mio figlio sono mesi che è davanti ad un computer e questa cosa è vergognosa. Non siamo più in uno stato di emergenza, dopo un anno di tempo da quando è scoppiata la pandemia non ci sono più scusanti, se servono più mezzi di trasporto che siano trovati". Genitori e studenti parlano in coro:"E’ dalla fine di ottobre che non torniamo in classe, ci mancano gli amici, il rapporto con i docenti, la vita scolastica, stiamo perdendo tutto", dice Marta Fattori, studentessa del Copernico che ieri manifestava insieme ad alcune compagne. "Ci sentiamo alienati, quasi ogni giorno trascorriamo intere giornate senza uscire di casa: ci alziamo la mattina e ci mettiamo davanti al computer fino alle 14 e poi dobbiamo studiare. Abbiamo dimostrato responsabilità, ma adesso non ce la facciamo più".