Il dolore della mamma. "Non parlo di giustizia. Ora educo i giovani al valore della vita"

Carolina Conversano non commenta la condanna inflitta nel giorno in cui si celebra il memorial in ricordo di suo figlio Giancarlo Ravidà. "Da quando non c’è più sono volontaria dell’associazione donazione degli organi"

Giancarlo Ravidà

Giancarlo Ravidà

Prato, 7 giugno 2023 –  "Questa sentenza arriva oggi, nel giorno in cui la città di Foggia celebra un memorial per Giancarlo. Non può essere un caso". Carolina Conversano, mamma del diciannovenne Giancarlo Ravidà, travolto e ucciso in via Valentini il 3 gennaio del 2015 da un’auto guidata da un marocchino, piange appena conosce l’esito della sentenza di Appello che ha condannato a un anno e 4 mesi il conducente dell’auto Habib Aznagh.

"L’assassino di mio figlio ha già dimostrato che tipo di persona è – dice la donna – non ho mai voluto esprimere il mio giudizio su colui che, alla guida della sua auto, in quel sabato sera maledetto, ha barbaramente ucciso mio figlio. Non mi sembrava giusto. Ho sempre sostenuto che nessuno mi potrà più ridare mio figlio, il suo sorriso e i suoi abbracci, nessuno mi potrà mai ridare più niente di lui, così, ho sempre deciso di non esprimere giudizi sul suo assassino. L’ho fatto quando ho saputo che quello stesso uomo era stato fermato e arrestato per spaccio di droga, da allora il mio pensiero non è cambiato, è lo stesso di sempre. Ho superato tutto ciò, pensando che mio figlio ha potuto salvare delle vite".

Per volontà della famiglia, gli organi del giovane furono donati e hanno dato una speranza a nove persone. "Ciò che mi fa andare avanti da otto anni è l’attività con Aido, l’associazione italiana per la donazione di organi di cui sono diventata volontaria e grazie alla quale vado nelle scuole, incontro i ragazzi, spiego loro il valore dell’amore. È l’amore del dono che mi dà la forza di proseguire. Il dolore per una morte così prematura di un figlio non si supera mai, resta dentro una madre. E’ un qualcosa di privato e profondo che porto nel mio intimo, ma ho trovato la strada per andare avanti giorno dopo giorno parlando con i giovani dell’importanza della donazione degli organi e del valore della vita".

Erano le 18 del 4 gennaio del 2015, il giorno dopo l’incidente, quando i sanitari del reparto di rianimazione dell’ospedale fiorentino di Careggi dichiararono la morte di Giancarlo Ravidà. In quello stesso momento i genitori autorizzarono l’espianto degli organi: "Per me, il cuore di mio figlio non si è mai fermato. È come se fosse risorto in altre nove persone", continua la donna con la voce rotta dal pianto.

"Le prime volte non avevo il coraggio di parlare di morte ai giovani, poi ho capito che quando si parla di amore universale non si parla di morte, ma di vita, e di stili di vita. Mio figlio, fortunatamente, aveva uno stile di vita sano e io lo ringrazio per questo, altrimenti non avrei potuto riparare al dolore donando i suoi organi".

Dal giorno della tragedia, la mamma di Giancarlo Ravidà organizza ogni anno a Foggia un memorial al quale partecipano amici e parenti, tutte le "persone che hanno volute bene a Giancarlo".

Conversano, strenua sostenitrice dei valori fondanti della donazione di organi, tessuti e cellule, membro della sezione Aido di Foggia, la città pugliese dove vive, porta avanti dal 2015 un importante lavoro con le nuove generazioni: "Non è stato facile dare un senso alla morte di un figlio, ma grazie all’Aido alla vicinanza e all’affetto di queste persone splendide, ho scoperto l’opportunità unica, di assorbire il dolore di una perdita con il dono della vita".

Silvia Bini