Il "diavolo" va in carcere. Ma con la pena dimezzata

La Cassazione riduce a 5 anni e 8 mesi la condanna per Matteo Valdrambini accusato di riduzione in schiavitù che ha assorbito il reato di violenza sessuale.

Il "diavolo" va in carcere. Ma con la pena dimezzata

Il "diavolo" va in carcere. Ma con la pena dimezzata

Si costituirà oggi nel carcere di Bollate a Milano, Matteo Valdambrini, 27 anni di Montemurlo, condannato in via definitiva a 5 anni e 8 mesi per riduzione in schiavitù. La Corte di Cassazione ha praticamente dimezzato la condanna che era stata inflitta in Appello in quanto il reato di violenza sessuale è stato assorbito da quello di riduzione in schiavitù. Una vicenda dai contorni torbidi che aveva portato la Dda fiorentina (per competenza sul reato di riduzione in schiavitù) a indagare sul giovane montemurlese che frequentava l’Università di Economica e commercio a Firenze. Valdambrini era accusato di essere a capo di una setta e di aver costretto i suoi adepti a subire atti sessuali dopo averli convinti di essere il ‘Diavolo’. La Suprema Corte ha messo la parola fine alla vicenda due giorni fa riducendo drasticamente la pena nei confronti dell’imputato, difeso dagli avvocati Fenyes e Orlandi, portando la pena a 5 anni, 8 mesi e 1 giorno. La pena era fissata in 6 anni e 8 mesi di reclusione è stata ridotta per il periodo della misura cautelare già scontata. In Appello Valdambrini aveva ricevuto per le due imputazioni 10 anni e 4 mesi. Il 27enne si costituirà nelle prossime ore nel carcere milanese di Bollate.

Valdambrini era stato arrestato dalla squadra mobile di Firenze nel giugno del 2020. In primo grado, il giovane era stato condannato in abbreviato a 6 anni per cinque delle tredici violenze sessuali contestate e assolto dall’accusa di riduzione in schiavitù. In secondo grado la pena era stata quasi raddoppiata a 10 anni e 4 mesi perché la Corte d’assise d’appello di Firenze lo aveva riconosciuto colpevole di entrambe le imputazioni. La Cassazione ha messo la parola fine riunendo i due reati.

Un caso choc, quello che è passato alle cronache come il "diavolo". Il contesto in cui sarebbero maturati gli abusi è quello di buone famiglie pratesi: nel gruppo di ragazzi "bene", Valdambrini avrebbe fatto credere loro di essere dei "prescelti", che nelle precedenti vite avevano avuto un’altra identità sovrannaturale e che la loro missione era quella di salvare il mondo. E per trasmettere i suoi poteri, sarebbe stato necessario congiungersi a loro. Secondo quanto emerso dalle indagini, Valdambrini agganciava i potenziali adepti sui social. Li suggestionava convincendoli di essere dei prescelti e li legava a sé con un patto di totale obbedienza, ricorrendo a trucchi di magia. Durante i rituali dava morsi sulle braccia delle vittime "causando dolori persistenti e cicatrici", tutto per "aumentare le loro potenzialità e per riattivare l’essenza di lupo mannaro e vampiro delle loro vite precedenti". Con la scusa di recuperare i ricordi delle vite passate, faceva inalare incensi e cristalli. In tutte le occasioni gli incontri terminavano con il rituale dello "sblocco sessuale", con cui ragazzi anche minorenni venivano spinti ad avere rapporti omosessuali. I fatti contestati vanno dal dicembre 2018 alla primavera del 2019. L’indagine fu messa in moto dalla denuncia della madre di una delle vittime che aveva notato gli strani comportamenti del figlio.

L.N.