Un altro stop all’udienza preliminare relativa al crac del Gruppo Grassi, un fallimento da ben 30 milioni di euro, fra i più pesanti nella storia della città. Per la seconda volta consecutiva a bloccare il processo sono stati gli avvocati difensori dei tre fratelli Grassi, Sandro, Marco e Morena (assistiti dai legali Nicola Badiani e Silvio Toccafondi) che hanno chiesto altro tempo per perfezionare l’accordo con la curatela sul risarcimento. Le parti stanno trattando. Dovrebbe essere questione di giorni per poter concludere l’accordo che non prevede un risarcimento in denaro ma in "opere".
I fratelli Marco e Sandro si sarebbero infatti impegnati a ripulire e smaltire cumuli di rifiuti inerti lasciati in una vasta area poi finita nelle mani della curatela fallimentare. Un’opera che ha un costo oneroso e che altrimenti potrebbe ricadere sulla curatela stessa nel momento in cui questa metterà all’asta il terreno. La richiesta di concedere ulteriore tempo ha convinto il giudice, che ha deciso di rinviare l’udienza al 22 maggio. L’intenzione della difesa è quella di arrivare a quella data con la pulitura del terreno già eseguita in modo da poter accedere a un rito alternativo, sicuramente il patteggiamento. In aula era presente il commercialista Leonardo Castoldi per la costituzione di parte civile che sarà ritirata nel momento in cui il lavoro di smaltimento degli inerti sarà completato. Potrebbe essere un passo importante soprattutto per i 34 ex operai che da anni aspettano il pagamento degli stipendi mai ricevuti per un totale di 650.000 euro. Oltre ai tre fratelli Grassi, i pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno chiesto il rinvio a giudizio per sei professionisti, fra cui un avvocato pratese, che avrebbero avuto, con le loro condotte, un ruolo fondamentale nel pesante dissesto societario. L’accusa per tutti è di bancarotta fraudolenta. A mettere in moto il fallimento era stata la stessa Procura che, in seguito agli esposti degli ex dipendenti, nel giugno del 2018 chiese di mettere fine al concordato della "Grassi snc". Il concordato preventivo in continuità andava avanti dal 2011, da quando i bilanci delle società presentavano già pesanti perdite. Negli anni, però, i creditori non hanno mai visto tornare indietro i soldi che spettavano loro. Fra questi c’erano i dipendenti che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi. Motivo per cui, a sette anni di distanza, nel 2018, il tribunale ha dichiarato il fallimento. Contestualmente venne aperto un fascicolo per bancarotta. Secondo l’accusa, il dissesto societario era ben evidente già a partire dal 2003-2005.
Marco e Morena Grassi, membri del consiglio di amministrazione della "Moreno Grassi srl" e amministratori delegati della "Grassi srl", e il fratello Sandro, amministratore e socio delle stesse società, poi confluite nel Gruppo Grassi snc, avrebbero causato il dissesto finanziario e il successivo fallimento falsificando i bilanci dal 2003 al 2008. Gli interventi sui bilanci sarebbero serviti a nascondere il reale stato finanziario della società in modo da ingannare i creditori. Solo nel 2011 venne presentato il concordato preventivo con una "serie preordinata di abusi di gestione e infedeltà", come hanno scritto i pm nella richiesta di rinvio a giudizio. Dal concordato è nata la Castelnuovo Lavori, gestita dalla stessa famiglia Grassi, che ha eseguito i lavori al Lungobisenzio oggetto di un altro procedimento.
Laura Natoli