Il comunista Castellani: "Una filiera tracciata dà certezze al lavoro. La mia Prato è a colori"

Il candidato a sindaco del Pci: "Faccio l’operaio tessile da 50 anni so bene cosa significa operosità e quali sono i problemi del distretto I problemi dei lavoratori spariti dai dibattiti, riportiamoli al centro".

Il comunista Castellani: "Una filiera tracciata dà certezze al lavoro. La mia Prato è a colori"

Il comunista Castellani: "Una filiera tracciata dà certezze al lavoro. La mia Prato è a colori"

Ha saputo che sarebbe stato il candidato sindaco del Pci mentre si trovava a Berlino per il concerto dei Cccp. Il concerto poi è saltato, ma Fulvio Castellani, detto Mirko, è tornato a Prato con la consapevolezza di essere stato investito dal partito per la corsa alla poltrona di primo cittadino.

"Mi hanno detto che tra la rosa di nomi era stato scelto il mio, quindi mi hanno chiesto una foto e io ero proprio sotto la Porta di Brandeburgo", dice Castellani, operaio tessile con in tasca la tessera del Partito Comunista dal 1979. E’ stato segretario della Federazione pratese e ricorda con orgoglio di essere stato eletto come consigliere di quartiere "quando a Prato c’era ancora la democrazia partecipativa e non solo quella consultiva". Il suo obiettivo è chiaro: riportare al centro del dibattito il tema del lavoro "che nella campagna elettorale è completamente assente".

Castellani, com’è il Partito Comunista oggi?

"Un partito di cui esistono i valori. Oggi tanti compagni si riconoscono nel Pd come partito di centrosinistra, credo invece ci sia necessità di essere di sinistra. Purtroppo la sinistra classica e classista è venuta meno, la classe lavoratrice si è frantumata".

Lei però è candidato sindaco per il Pci.

"Sì, un operaio tessile in consiglio comunale per rappresentare il mondo del lavoro e fare da contraltare alle politica che ha perso di vista i valori".

Quale punto del suo programma elettorale ha più a cuore?

"Come comunista e come Partito Comunista italiano non abbiamo aspettato la campagna elettorale per presentare i nostri temi. All’inizio del 2010 abbiamo presentato una proposta concreta sulla tranciabilità dell’intero ciclo di vita del tessile. Solo all’interno di una filiera tracciabile e tracciata si può pensare di eliminare lo sfruttamento dei lavoratori che a Prato è esistito, esiste e continuerà ad esistere se la tranciabilità resterà esclusa dai progetti futuri".

Quindi è necessario partire dalle aziende del distretto per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori?

"Legalità significa trasparenza dei cicli di lavoro, degli operatori e dei materiali utilizzati: chi non è disposto ad accettare queste regole significa che non vuole accettare la legalità".

Come vorrebbe che fosse Prato tra cinque anni?

"Più allegra, più felice, che queste nubi sul quotidiano venissero meno. Pressione, stress, preoccupazione per il lavoro, per le guerre, per la mancanza di occupazione generano ansia nelle persone e diffondono violenza. Una città illuminata e aperta, ad esempio, alla street art come forma di arte per riportare luce e colore credo che possa aiutare. Quello che ha tentato di fare il Comune di Montemurlo realizzando murales su facciate ingrigite di fabbriche e palazzi. Anche di colore c’è bisogno".

Qual è un tema che le sta particolarmente a cuore?

"Il tessile e i lavoratori ad esso collegati. Il lavoro a Prato lo fanno gli operai. L’hub del tessile, ad esempio, è un progetto innovativo, ma che mal si coniuga con i prodotti non tracciati del distretto. I materiali di scarto provenienti dalle aziende che producono a basso prezzo non rispettando le regole non potranno essere lavorati all’interno dell’hub, quindi bisogna avere coscienza e conoscenza della propria realtà".

Perché i pratesi dovrebbero votarla?

"Perché votare un operaio tessile può portare a soluzioni alle problematiche del distretto, perché sono pratese, perché è 50 anni che lavoro come operaio. Riportare in consiglio comunale un comunista significa riportare al centro il tema del lavoro da parte di chi è sul campo, tanti politici che si candidano a guidare la città non sanno cosa sia".

Silvia Bini