"I miei 40 anni legati a doppio filo al Prato"

Vincenzo Esposito ricorda quando arrivò in città nell’82. E’ stato giocatore, allenatore, general manager .

"I miei 40 anni legati a doppio filo al Prato"

"I miei 40 anni legati a doppio filo al Prato"

Vincenzo Esposito, Ciccio per i pratesi, è una delle persone che hanno dato di più al calcio biancazzurro come giocatore, allenatore, general manager, ma soprattutto come persona raziocinante in un mondo troppo spesso schizofrenico e sussultorio. Stabilì col Prato un connubio di reciproco indissolubile affetto. Negli ultimi anni, tanto per restare nella famiglia biancazzurra che gli è cara, fu sovrintendente alle giovanili che ebbero un’esplosione insolita. Sempre con equilibrio e moderazione. Avrebbe titolo per dare lezioni tecniche, psicologiche e manageriali a tanti, ma evita le proposizioni pubbliche. Per levargli una parola di bocca c’è voluto il trapano dell’antica amicizia.

"Arrivai alla stazione centrale nel luglio 1982 – dice – in una Prato inebriata dalle imprese di un leggendario Paolo Rossi e della nazionale campione del mondo di Bearzot. Ad aspettarmi per le visite mediche c’era Umberto Gacci, storico massaggiatore di quei tempi, imponente figura, grande spontaneità. Fu il primo indelebile contatto con Prato e la sua gente. Mi aveva indirizzato al biancazzurro l’allora direttore sportivo del Torino Luciano Moggi dopo qualche mia resistenza, senza sapere che quel viaggio avrebbe segnato in maniera incancellabile la mia vita professionale e privata. Il presidente era il trentacinquenne Andrea Toccafondi: lui e la sua famiglia con il figlio Paolo in testa sono stati parte integranti della mia vita".

Il ricordo è l’unico paradiso da cui non possiamo essere cacciati.

"Vero. Parlare di Prato e dell’ AC Prato significa ripercorrere 40 anni di emozioni, uomini, alcuni dei quali come Marcellino Biancalani, Remo Fonti, per citarne solo due, ho stimato, amato e rispettato per il loro attaccamento ai colori biancazzurri. Il Prato sportivamente ebbe un andamento da tessitore applicato, costante, rispettoso degli impegni presi, privo di grandi sussulti, ma serio e affidabile. Dopo il presidente Baldassini, solo una persona ad occuparsi di calcio a Prato, Andrea Toccafondi, senza che mai nessuno, dico nessuno, abbia di fatto provato a cambiare questo percorso investendo in idee e denaro per la propria città".

Come vedi il Prato di oggi?

"Una realtà stritolata dal malessere di una piazza che per troppo tempo ha pensato di meritare di più come grande città del centro Italia. Ma le squadre vincono per la capacità e gli investimenti degli imprenditori che le guidano, non certo per il numero di abitanti".

E il Prato di domani?

"C’è da essere grati a chi si è accollato il peso della conduzione, ma c’è anche da domandarsi se l’attuale proprietà, dopo qualche anno di inevitabile passaggio a vuoto, ha ancora l’energia per trascinare questa città. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni".

Roberto Baldi