MARIA LARDARA
Cronaca

I chiassini nel buio. Davalli firma la cura: "Il degrado si combatte anche con piccoli segni"

Lo storico pediatra del centro meravigliato per lo stop all’iniziativa "Erano apprezzati da tutti anche dai residenti per conforto e sicurezza".

Lo storico pediatra del centro meravigliato per lo stop all’iniziativa "Erano apprezzati da tutti anche dai residenti per conforto e sicurezza".

Lo storico pediatra del centro meravigliato per lo stop all’iniziativa "Erano apprezzati da tutti anche dai residenti per conforto e sicurezza".

I due ‘chiassini’ ripiombati nel buio gli hanno fatto venire in mente la teoria delle "finestre rotte". Che, in sociologia, ci insegna una tesi apparentemente semplice ma efficace: il degrado urbano chiama altro degrado urbano, i segni di incuria cittadina hanno un effetto moltiplicatore. Ma è vero anche il contrario: se curiamo i dettagli, la città ne beneficia e ne deriva un maggior benessere per tutti. "In sintesi, il degrado dei luoghi porta ulteriore degrado. Partiamo da qui per riflettere su come "curare " il centro storico". E di cure se ne intende Enrico Davalli, storico pediatra, socio di Attiva Prato, profondo conoscitore delle dinamiche dentro le mura. Non le manda a dire in una lettera inviata a La Nazione dopo lo smontaggio di luci e piante in vicolo dei Gherardacci e vicolo Fior di Setta. "Dismettere gli abbellimenti dei chiassini del centro – scrive - è un’altra occasione persa". - In che senso occasione persa? "Ancora una volta non si capisce che per risolvere i problemi del centro storico bisogna studiare. I ‘chiassini’ erano una spia positiva di un certo modo di affrontare certi temi che affliggono il centro da tempo: incuria, insicurezza, desertificazione commerciale".

Si sono mobilitati i commercianti, ora lei porta la voce dei residenti: il progetto "Che chiassino" è piaciuto?

"Una delle poche cose che la dimissionata amministrazione comunale era riuscita a portare a termine, per iniziativa dell’ex assessore Blasi. Ciò che è successo ha suscitato incredulità e delusione in noi residenti. I chiassini, illuminati e abbelliti dal verde, erano un bel vedere e soprattutto davano l’impressione di cura e decoro. Potevi passeggiare sentendoti tranquillo perché la sera erano illuminati, non vedevi sudicio per terra: perfino le tracce delle deiezioni erano scomparse".

Si aspettava una spiegazione? Il progetto comportava senz’altro costi di manutenzione e bolletta.

"Vede, se la percezione di residenti e commercianti è positiva, se un’esperienza ha portato frutti, forse non doveva finire. Anzi, semmai replicata. Il decoro porta altro decoro, i semi di cura e bellezza si propagano. Il mio è un ragionamento in prospettiva. Per mesi si è parlato di realizzare un osservatorio sul centro storico dove affrontare e studiare i problemi. Che non si risolvono certamente chiudendo strade o spegnendo luci".

Ha sempre avuto a cuore il centro storico. Una parola che ripete spesso è ‘studiare’.

"Da anni invito le istituzioni ad approfondire e studiare le complessità che hanno portato al degrado, perché solo avendo a disposizione dati e indicatori si possono affrontare i problemi. Il nostro è un centro storico che ha cambiato profondamente pelle negli ultimi anni".

Si parte dai piccoli passi...

"Esatto. E la riqualificazione dei chiassini era un segnale che andava nel senso del decoro".

Maria Lardara