Plagiata, maltrattata, violentata psicologicamente e costretta a soddisfare le perversioni sessuali del suo convivente per anni. Più di una denuncia, una richiesta di ammonimento, la presa in carico al Centro La Nara, due psicologi differenti che hanno attestato lo stato di "violenza psicologica" a cui la donna, pratese di 42 anni, è stata sottoposta dalla persona che, in realtà, credeva di amare. Un incubo andato avanti per anni su cui si sono incentrate le attenzioni degli investigatori e che finalmente, ieri, a sei anni dai fatti, sono arrivate quanto meno a una conclusione. anche se parziale: l’uomo, M. P. (omettiamo il nome per tutelare la parte offesa), 50 anni di Lucca dove abita, dipendente del Ministero della Giustizia, con un incarico in passato al tribunale di Prato, ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi per sfruttamento della prostituzione nei confronti dell’ex convivente.
Una storia agghiacciante fatta di perversioni sessuali, molestie, violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti in famiglia e stalking, come emerso dalle indagini difensive svolte dal legale della vittima, l’avvocato Sabrina Serroni. Documenti, prove e testimoni portati a supporto della denuncia che le indagini condotte dalla polizia non avrebbero preso in considerazione tanto che la Procura ha chiesto per ben due volte l’archiviazione.
La prima richiesta di archiviazione è stata respinta dal gip che ha disposto altri sei mesi di indagini per cercare riscontri alle prove evidenziate dalla difesa. Ci è voluto un altro anno prima di arrivare alla stessa conclusione: la nuova richiesta di archiviazione per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale di gruppo ed estorsione. E’ rimasta in piedi solo l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Ieri il gup Francesca Scarlatti – di fronte alla parte offesa (l’imputato non c’era in aula) ha letto il dispositivo della sentenza accogliendo la richiesta di patteggiamento a un anno e 8 mesi.
"La mia assistita ha sofferto per anni, è stata in cura da due psicologi, era completamente sottomessa a quest’uomo che la costringeva a prostituirsi nei parcheggi e nei locali di scambisti per 100-200 euro a volta – ha spiegato l’avvocato Sabrina Serroni –. Soldi che intascava l’imputato. Dopo questa sentenza, finalmente, potremo accedere alla causa civile per il risarcimento".
La vicenda, dai contorni foschi, riguarda la relazione della donna con l’imputato, andata avanti dal 2013 al 2018, anno in cui la vittima, grazie all’aiuto degli psicologi, riesce finalmente a troncare quella storia "malata". I due avevano convissuto insieme alla figlia piccola che la donna aveva avuto dall’ex marito.
Laura Natoli