"Che effetto mi fa vedere la scuola vuota? Non ho parole sufficientemente efficaci. Provo tristezza, avvilimento. Le scuole sono per i ragazzi e a vederle vuote si prova un grande dolore". Stefano Pollini, dirigente del Gramsci-Keynes e presidente della Rete delle scuole pratesi, va in ufficio ogni mattina, ma ancora non si è abituato all’idea di non incontrare nessuno, se non qualche docente. Nessun ragazzo che lo ferma per fare domande, nessuno studente a cui dare il buongiorno. A un anno esatto di distanza le classi sono di nuovo vuote e chiuse.
Preside, come stanno reagendo gli adolescenti a questa nuova ondata di dad?
"Soffrono tanto. Questa seconda fase di chiusure è stata una bella batosta. Il primo lockdown se pur con sacrificio era stato superato. Questa volta invece vedo un grande smarrimento". Che sintomi accusano i ragazzi?
"Sono tristi, i docenti che hanno il polso della situazione, vedono che si sta allargando sempre di più il divario tra i chi ha le spalle più larghe e chi ha difficoltà. I ragazzi più fragili sono emarginati dalla didattica a distanza nonostante gli sforzi dei professori".
Ci faccia un esempio.
"In classe riusciamo sempre a coinvolgere tuttie anche chi resta indietro riesce a recuperare facendosi trainare dal gruppo. A casa da soli questo non è possibile e l’apprendimento risulta difficile con il risultato che tanti studenti si stanno scoraggiando. I professori registrano una forte perdita di autostima. È questo forse l’aspetto più emergenziale".
Con gli studenti stranieri come sta andando?
"Abbiamo fatto un lavoro enorme per l’inclusione con mediatori linguistici e corsi pomeridiani di alfabetizzazione. Abbiamo chiamato uno ad uno i genitori per convincerli a mandare i figli a scuola. Un lavoro che stiamo perdendo giorno dopo giorno. Ora che tutto è interrotto anche i rapporti stanno diventando sempre più precari". Tante scuole hanno aperto uno sportello psicologico di aiuto: c’è davvero questa necessità?
"Tutti gli istituti superiori hanno potenziato l’orario con lo psicologo perché sono tantissime le richieste di aiuto che arrivano non solo da parte di alunni, ma anche dei genitor".
Il ministro Bonetti ha proposto un ritorno a scuola anche in zona rossa dopo Pasqua. Come giudica questo provvedimento?
"Chiudere la scuola è l’ultima ratio. Voglio pensare che chi ha deciso non abbia avuto altra scelta perché non c’è una spiegazione che giustifichi i danni che si stanno provocando a questi ragazzi se non un problema sanitario urgente e incontenibile che non può essere risolto in altra maniera. Qualsiasi ipotesi di riaperture delle scuole non può che essere benvenuta".
Prima della chiusura totale lei aveva paura di potersi contagiare a scuola?
"La gran parte dei docenti è vaccinata, il progetto regionale scuole sicure ha dato buoni risultati, il Gramsci-Keynes ha organizzato una screening di massa con tamponi rapidi al personale scolastico: dentro i cancelli della scuola mi sono sempre sentito molto più tranquillo che altrove".