Gli imprenditori tessili: aumentiamo i listini "Ormai è l’unica soluzione per sopravvivere"

Il grido d’allarme della Tessitura Melani: in due mesi 100.000 euro di bolletta. Una mail ai clienti: "Solo così evitiamo la cassa integrazione"

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"Centomila euro per l’energia elettrica in soli due mesi sono molto di più di quanto le nostre tasche possano sopportare". Massimo Melani, 62 anni, titolare di una tessitura in via Renzo degli Innocenti, ha fin troppo chiara la situazione. Molto più di quanto numeri e statistiche possano raccontare. La sua azienda ha all’attivo 36 dipendenti e 24 telai che dopo i due anni sciagurati del Covid avevano ricominciato a battere con vigore. "In questo ultimo periodo avevo visto un distretto carico che dava fiducia, tanto da convincere molti imprenditori a fare investimenti", dice Melani. "E invece...". Lui per primo di recente aveva messo mano al portafogli per acquistare nuovi telai e macchinari per 600.000 euro. Una cifra importante che con lo spettro del caro energia ha però iniziato a faer paura. "L’azienda è aperta dal 1958, tramandata di padre in figlio", dice.

"Ci sono stati tanti periodi più o meno duri, ma una situazione del genere non l’avevo mai conosciuta prima. Non abbiamo certezza del domani, e noi imprenditori non sappiamo come comportarci. La mia è una ditta individuale, la responsabilità dei dipendenti è tutta sulle mie spalle. Sono già in pensione, ma il tessile è la mia vita, ho lavorato tanto per arrivare a questo punto. E adesso? Mi trovo con il cassetto pieno di ordini e bollette che superano i guadagni". L’assurdo è che le aziende pur lavorando a pieno ritmo non incassano abbastanza per fare fonte alle spese. Un mostro con il quale è difficile combattere a queste condizioni. L’unica possibilità è alzare i prezzi dei listini, ma il mercato non è in grado di assorbire aumenti costanti. "I consumatori finali dei prodotti tessili sono le stesse famiglie che mandano avanti le imprese manifatturiere. Se si ferma il lavoro, si fermano gli acquisti: è una legge di mercato piuttosto banale". L’ultima estrema soluzione, allora, è aumentare i prezzi. Ieri mattina davanti al computer del suo ufficio Melani ha inviato una mail a tutti i clienti dicendo di essere costretto a rincarare del 20% il listino dei prezzi. "Se accetteranno non lo so, ma in caso contrario sarò costretto a fare ricorso alla cassa integrazione", spiega. "Se non ho lavoro non posso tenere aperta l’azienda. Agli attuali prezzi di produzione non riesco ad incassare abbastanza per pagare le bollette della corrente. Centomila euro in due mesi sono più di quello che guadagno, sto tenendo aperto a rimessa. Ma quanto posso reggere? Qualche mese, non oltre". Oggi le ricadute del caro energia sono più pesanti per le aziende energivore, quelle appunto come la Tessitura Massimo Melani che utilizzano macchinari azionati a energia elettrica. Bollette monstre ormai da mesi, che stanno mettendo a dura prova i conti delle aziende, dall’industria manifatturiera fino alle attività commerciali, andando ad aggravare una situazione già minata dalla pandemia da coronavirus e dai lockdown. "I guadagni li mangiano tutti le bollette, resto aperto per non perdere i dipendenti perché oggi c’è anche il grave problema della mancanza di personale preparato e formato", aggiunge Melani.

"I problemi grossi arriveranno alla fine dell’anno, i contratti bloccati delle forniture di luce e gas sono in scadenza e presto tutti ci troveremo nel mercato libero: allora saranno problemi, le risorse delle aziende presto finiranno". Un problema che a cascata si riversa su tutta la filiera: "Sono certo che ci sarà uno choc del lavoro. I lanifici non riescono più a presentare listini con prezzi stabili perché gli aumenti sono troppo volatili. Come si mandava avanti un’impresa a queste condizioni?".

Silvia Bini