Caso Iannelli, la procura chiede l’archiviazione

Secondo l’accusa non vanno perseguiti gli organizzatori della corsa in cui perse la vita il giovane ciclista. Il padre: "Vergogna nazionale"

Giovanni Iannelli

Giovanni Iannelli

Prato, 15 dicembre 2020 - Quello che in fondo temevano molti addetti ai lavori e gli sportivi appassionati di ciclismo, e così anche la famiglia Iannelli e il "Gruppo Giustizia per Giovanni", è stato confermato dagli ultimi sviluppi sulla tragica morte di Giovanni Iannelli. Il pubblico ministero di Alessandria, Andrea Trucano ha chiesto infatti al gip l’archiviazione nel procedimento a carico dei tre indagati, il presidente della società organizzatrice, il direttore di corsa ed il suo vice. Una notizia, riportata inizialmente da tuttobiciweb, che ha creato sconcerto nella famiglia Iannelli.

Il babbo Carlo ha commentato duramente: "Si tratta di una vergogna nazionale". Spetterà ora ai legali della famiglia (hanno 30 giorni di tempo per farlo) fare ricorso contro la richiesta del pm e quindi provare a continuare la battaglia per avere quella giustizia per Giovanni sempre ricercata fino dal giorno della sua morte. Nella sua richiesta il pubblico ministero spiega le ragioni della sua decisione mettendo in risalto come le norme di sicurezza di una corsa ciclistica sono stabilite da regolamenti piuttosto vaghi che non consentono di stabilire cosa sia obbligatorio o meno per evitare rischi ai corridori. E sottolinea che se anche gli organizzatori del Circuito Molinese avessero rispettato l’obbligo di transennare gli ultimi 100 metri del tracciato - cosa che non avevano fatto e per la quale sono stati puniti con otto mesi di inibizione e 1000 euro di multa dalla Corte Sportiva di Appello della Federciclismo - il pilastrino fatale per Giovanni Iannelli non sarebbe stato protetto. Naturalmente viene ricordato che gli organizzatori hanno il dovere comunque di garantire uno standard di sicurezza "per limitare il rischio entro una certa soglia". L’attività ciclistica, al pari di altri sport, è però ritenuta pericolosa, come dire che gli incidenti fanno parte del gioco e possono avvenire durante una manifestazione.

In merito al tragico incidente che costò la vita a Giovanni sono state interrogate varie persone, dal giudice di gara in moto che seguiva il gruppo che stava effettuando la volata durante la quale avvenne la caduta, al direttore sportivo di Iannelli, Imere Malatesta, fino ad alcuni corridori, così come il direttore di organizzazione internazionale Raffaele Babini e l’ingegner Piercarlo Molta che constatarono, durante il loro sopraluogo, la pericolosità del percorso ed i punti a rischio esistenti ai lati della carreggiata.