Giovani incollati ai telefonini "Utilizzo smisurato dei social Dobbiamo rompere il silenzio"

Il messaggio del vescovo Nerbini durante l’omelia del Corpus Domini: "Sono preoccupato. E’ una responsabilità di tutti fare di più. Sbagliato cercare soluzioni quando il danno è fatto".

Giovani incollati ai telefonini  "Utilizzo smisurato dei social  Dobbiamo rompere il silenzio"

Giovani incollati ai telefonini "Utilizzo smisurato dei social Dobbiamo rompere il silenzio"

"Sono preoccupato per l’utilizzo smodato e smisurato di certa tecnologia, in particolare dei social network, da parte dei minori". Le parole del vescovo Giovanni Nerbini risuonano in una piazza del Duomo tornata ad essere gremita da oltre un migliaio di pratesi, dopo le edizioni ridotte a causa della pandemia, in occasione della solennità del Corpus Domini.

Monsignor Nerbini, perché questa riflessione nell’omelia di giovedì sera?

"Sono stato colpito da un dato che non è l’unico e nemmeno il più eclatante, solo l’ultimo in ordine di tempo. Mi riferisco alla decisione del Surgeon General (la massima istituzione medica statunitense) di aggiungere l’uso costante di Facebook, Instagram e TikTok al fumo, alla guida in stato di ubriachezza e all’obesità nella lista dei gravi pericoli per la salute e la sicurezza, soprattutto dei giovani".

Ha parlato di questo davanti alle oltre mille persone presenti alle celebrazioni. Cosa la preoccupa di più?

"Il silenzio attorno alle responsabilità. È preoccupante...".

Intende dire che l’uso smodato dei social da parte dei minori è un tema che dovrebbe entrare al centro dell’agenda di politica, scuola, famiglie, Diocesi?

"Non parlarne, restare in silenzio è come eludere il problema salvo poi porre rimedio quando il danno è fatto".

Si spieghi.

"È come un padre quando il bambino cade e si sbuccia un ginocchio. Corre dal figlio, cura la ferita mettendo un cerotto dicendo che passerà presto. È ipocrisia. Cerchiamo di prevenire. C’è un utilizzo esagerato di psicologi in età infantile, credo sia necessario vedere il problema, non curare le conseguenze".

Pensa che gli adulti stiano facendo finta di niente?

"Mamme, babbi, preti, insegnanti, tutti abbiamo una responsabilità. Solo trovando una strategia comune per affrontare il problema dei social e di internet potremo arrivare a un risultato".

Oggi cosa vede?

"Vedo una scarsa attenzione da parte di tutti e appunto troppo silenzio, invece sarebbe giusto interrogarsi sui motivi che ci portano a consegnare un telefonino nelle mani di un bambino di quarta elementare. Perché?".

Alcuni recenti studi, ne è un esempio quello pubblicato dall’ospedale pediatrico Gaslini, mostrano un drammatico incremento dei disturbi psichiatrici nei bambini.

"Dobbiamo iniziare a mettere mano alle cause delle quali siamo responsabili tutti, nessuno è esente: le istituzioni e i singoli".

Cosa possiamo fare?

"Pochi giorni fa ho visto un padre seduto su un muretto, era al cellulare con il figlio accanto, poco dopo è uscita la mamma anche lei col cellulare. Quel bambino aveva accanto a sé due adulti con il cellulare, i genitori erano vicini a lui, ma non stavano con lui".

Le famiglie quindi hanno una grande responsabilità?

"Quando ero parroco, ero solito andare a pranzo dai miei nipoti adolescenti. Ogni volta che mi invitavano dicevo loro che sarei andato a patto che tutti avessimo messo via i telefonini per mangiare e parlare insieme. Dobbiamo fare il possibile, non ci possiamo arrendere, la posta in gioco è altissima: la salute dei nostri figli e nipoti".

Se in gioco c’è la salute significa che li stiamo involontariamente facendo ammalare?

"Racconto un fatto. La domenica sera per rilassarmi guardo Paperissima, ad un certo punto mandano in onda un filmato di una bimba piccolissima, che davanti al cellulare rideva, come le toglievano il telefono piangeva e appena glielo restituivano tornava a ridere. L’ho trovato drammatico, non comico".

Forse c’è ancora troppa poca consapevolezza dei rischi.

"Dobbiamo ricreare una rete, dare delle alternative valide, le famiglie devono tornare a condividere valori. Alla festa di compleanno del compagno di classe facciamo un regalo unico invece di tanti singoli doni, questo può aiutare a creare condivisione e rapporti che poi non saranno solo il regalo di compleanno, ma aiuteranno a trovare alternative valide da offrire".

La Diocesi cosa fa?

"In autunno organizzeremo quattro incontri aperti ai genitori per parlare dell’uso consapevole dei social, affrontare il problema, proporre delle soluzioni e delle vie di fuga. Mi piacerebbe anche realizzare un osservatorio che raccolga quanti più dati possibile sull’argomento, in modo da avere una base per comprendere meglio tutti, la portata del fenomeno".

Proprio su questi temi ha scritto al cardinale Matteo Zuppi?

"Ho espresso le mie preoccupazioni, come Chiesa abbiamo una grande tradizione in fatto di formazione, dobbiamo interpretare questa missione con un occhio alla società moderna".

Silvia Bini