REDAZIONE PRATO

Gino Nardi tra Prato, Africa e Scozia. A Palazzo Buonamici la mostra sul giovane deportato nel 1943

Dopo aver combattuto in Africa, Gino Nardi "vinse" la sua guerra e la prigionia in Gran Bretagna scrivendo lettere alla sua fidanzata Iva. La sua storia struggente raccontata di nuovo in Provincia.

Gino Nardi in piazza Duomo. «Ogni volta che vedo un fiume, penso sia il Bisenzio», scriveva alla fidanzata Iva, foto a destra

Gino Nardi in piazza Duomo. «Ogni volta che vedo un fiume, penso sia il Bisenzio», scriveva alla fidanzata Iva, foto a destra

Durante il Settembre Pratese, nel mese in cui si celebra la città, la mostra dal titolo "Gino Nardi tra Prato, l’Africa e la Scozia" che lo scorso aprile debuttò all’Archivio di Stato, in palazzo Datini, tornerà nella saletta Biagi di palazzo Buonamici. Un modo per far rivivere la Memoria e anche di celebrare l’amore per la pace. L’esposizione sulla struggente storia del giovane militare, deportato in Gran Bretagna nel 1943, dopo aver combattuto in Africa e rientrato in patria ben oltre la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1946, sarà dunque replicata con vari aggiornamenti nei giorni della Madonna della Fiera, dal prossimo 5 settembre – giorno dell’inaugurazione fissata alle 16.30 – fino all’8.

La mostra su Nardi, realizzata con il patrocinio della Regione e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, è curata da Deborah Cecchi e Chiara Marcheschi che hanno anche portato avanti le ricerche per trovare i compagni dell’esercito.

Gino Nardi "vinse" la sua guerra e la prigionia scrivendo lettere alla sua fidanzata Iva. Una al giorno per far resistere il cuore. Il soldato aveva con sé una foto scattata a Napoli prima di imbarcarsi per la Libia, la teneva sempre stretta sia in trincea che nel campo di lavoro a Brahan Castle. Lui e la fidanzata Iva Diddi, abbracciati e sorridenti. Quella fotografia e quelle lettere saranno esposte in saletta Biagi, grazie ai figli della coppia che si sposò nel 1946, subito dopo il rientro di lui: Patrizia e Alessandro Nardi hanno reso possibile che la storia arrivasse integra fino conservando i diari del padre. Durante gli anni trascorsi nel campo britannico, Gino compilava lettere e diari, leggeva quello che capitava, fissava i ricordi pratesi sulla carta, cercando il calore di casa. "Ogni volta che vedo un fiume, penso sia il Bisenzio". Non si è mai arreso. Tanta determinazione fu premiata dall’intervento dell’ambasciatore Carandini che si recò a Londra e mediò il rimpatrio dei soldati italiani. Il racconto più bello è quello del suo rientro a Prato nel 1946: "Sono stato fortunato e l’ho capito tornando". Arriva in Portogallo via mare poi in Italia in treno, vede la distruzione bellica. In piazza Ciardi lo aspetta il fratello Brunero. "Mi pare un sogno e mi pare la realtà". Poi a casa trova Iva che da Coiano gli era andata incontro, con fedeltà e amore. Il loro abbraccio dopo 4 anni commosse tutti. Saranno esposti anche oggetti, documenti della Seconda guerra mondiale, gli scarponi da soldato con cui Nardi rientrò a Prato e una macchina da scrivere Olivetti Mp1, uguale a quelle che usò nel campo di prigionia. Ricordi di amore, di guerra e di pace.

Elena Duranti