REDAZIONE PRATO

Ginecologia, indagato il primario Spinelli

Il primario è accusato di non aver impedito le visite clandestine

Giansenio Spinelli (foto Gianni Attalmi)

Prato, 28 luglio 2018 - Il giorno dopo l’annuncio del pensionamento, arriva la notizia dell’avviso di garanzia. Giansenio Spinelli, 66 anni, dirigente del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Prato, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle visite clandestine svolte dentro l’ospedale da alcuni ginecologi, sospesi dall’Asl il giorno stesso in cui è stata applicata la misura cautelare il 9 luglio scorso. Non sono passate nemmeno 24 ore da quando il primario ha reso nota la lettera con cui si congeda dal lavoro esprimendo «gratitudine per la fiducia che gli è stata accordata in questi anni», che la notizia dell’avviso di garanzia, racapitato nei giorni scorsi all’indagato ha cominciato a circolare. Spinelli andrà in pensione a inizio settembre.

«Il distacco è stato reso più amaro a causa dei recenti eventi giudiziari che hanno interessato alcuni ginecologi», ha specificato nella lettera Spinelli sottolineando di aver sempre improntato la sua attività «al massimo rispetto dei canoni di correttezza medico-sanitaria, etica e giuridica». Il primario – per 34 anni nella sanità pratese di cui otto alla guida del reparto materno infantile – è indagato nell’inchiesta della procura che ha portato agli arresti domiciliari quattro ginecologi dell’ospedale, Ciro Comparetto, Elena Busi, Simone Olivieri e Massimo Martorelli oltre a tre mediatori cinesi e ad altri quattro orientali, tutti colpiti da misura cautelare. Spinelli è accusato di concorso in peculato e concorso in truffa allo Stato per non aver impedito che i medici del suo reparto svolgessero le visite clandestine a pazienti cinesi durante l’orario del turno intascando a nero dai 100 ai 150 euro a volta. Un meccanismo che serviva per saltare la normale trafila di prenotazione al Cup.

Il sospetto della procura – il fascicolo è seguito dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli – è che Spinelli sapesse quello che accadeva in ospedale, ma che non abbia denunciato. Circostanza che dovrà essere chiarita dalle indagini seguite dal Nucleo investigativo dei carabinieri. Nei giorni successivi all’arresto, alcuni dei medici finiti ai domiciliari hanno chiesto di essere interrogati. In tre hanno ammesso le proprie responsabilità specificando che le visite venivano concordate sempre su iniziativa dei mediatori cinesi. Dalle intercettazioni fra un medico e una mediatrice era emerso che il sistema usato per saltare la fila fosse una «cosa nota a tutti» dentro l’ospedale. Frasi ripetute più volte dagli indagati al telefono e che hanno portato la procura a disporre ulteriori accertamenti per capire chi non abbia denunciato il sistema illegale.

Laura Natoli