Frenata sulla riconversione dei reparti Covid L’effetto Pasqua crea incertezza sui contagi

In ospedale ancora due settori dedicati al trattamento del virus. Melani: "Non chiaro l’andamento della pandemia. E ora ci sono le festività"

Meglio aspettare qualche giorno in più prima di pensare a una riconversione strutturata e definitiva dei reparti Covid del Santo Stefano. Al momento restano due i settori dedicati al trattamento dei pazienti contagiati dal virus. E’ questa la scelta fatta dalla direzione ospedaliera in vista della vacanze pasquali e degli effetti che i festeggiamenti fra parenti e amici potrebbero avere sui contagi. A circa due settimane dall’uscita dallo stato di emergenza, con il progressivo allentamento delle misure di protezione, non è ancora chiaro quale sia l’esatto andamento della curva epidemiologica. Meglio prendere tempo prima di fare scelte organizzative che obbligherebbero ad una retromarcia. "Per ora non abbiamo chiaro il quadro della situazione", conferma la direttrice dell’ospedale Sara Melani. "Ci sono giorni con sette ricoveri per Covid e giorni in cui di registrano zero casi. È una situazione molto altalenante che non ci permette una scelta definitiva. E’ per questo che abbiamo deciso di prendere tempo prima di effettuare una vera riconversione dei letti Covid". E’ di fronte a questo quadro ancora troppo incerto e a numeri ancora troppo alti di contagi (nelle ultime 24 ore sono stati registrati 218 casi) che la direzione sanitaria del Santo Stefano e quella aziendale dell’Asl Toscana centro hanno deciso di aspettare a valutare come riorganizzare gli spazi attualmente destinati ai letti Covid all’interno del santo Stefano. Attualmente sono due i reparti collocati al secondo piano e dedicati ai pazienti Covid con 46 letti ordinari e 10 di terapia intensiva, 6 dei quali occupati da persone affette dal virus. Un dato è certo e rispetto ai mesi scorsi c’è un’inversione di tendenza: oggi soltanto il 25% dei pazienti con il Covid accusa sintomi respiratori ed è stato ricoverato per le conseguenze del virus. Il restante 75% si è presentato al pronto soccorso per altri problemi di salute ed ha scoperto solo nel momento dell’accesso di essere positivo. La media dei ricoverati ha un’età di 70 anni.

La differenza rispetto al passato riguarda anche il trattamento dei pazienti affetti da Omicron: anche se si trovano in area Covid, attualmente vengono presi in carica dagli specialisti della propria patologia. Muta, insomma, il percorso del virus e di pari passo cambia l’approccio medico. Unica novità nell’organizzazione ospedaliera riguarda il reparto di Malattie Infettive tornato ad essere Covid free. I suoi dieci letti ospitano pazienti che non hanno il Covid. "Abbiamo abbastanza margine nei due settori del secondo piano per non impegnare anche questo spazio in modo da poterlo dedicare alle altre patologie trasmissibili", conclude Melani. "Il turn over al momento è abbastanza veloce e comunque abbiamo a disposizione le strutture esterne de La Melagrana e del Pegaso".

Silvia Bini