REDAZIONE PRATO

Ferito durante il calcetto Denuncia il rivale e perde

L’imputato aveva colpito l’avversario nelle parti intime durante un’azione. Accusato di lesioni aggravate, è stato assolto dal giudice: "Poteva accadere"

Non è stato uno scontro volontario perché faceva parte delle normali dinamiche del gioco. Quindi il comportamento dell’avversario non può considerarsi un reato. Il tribunale di Prato ha accolto la ricostruzione fornita durante il processo dagli avvocati Eugenio Zaffina e Alessandro Oliva, legali del calciatore che ferì gravemente il giocatore di un’altra squadra durante una partita di calcetto che si era tenuta nel marzo del 2013 al campo sportivo di Mezzana. Ieri il giudice Teresa Cavedoni ha messo fine a una storia che si trascinava da quasi otto anni e che era ormai arrivata a un passo dalla prescrizione. Una corsa contro il tempo vinta, nonostante il cambio di quattro giudici abbia rischiato di non mettere mai la parola fine sulla vicenda.

Il giudice non ha ravvisato nessuna responsabilità da parte dell’imputato e ieri ha letto la sentenza di assoluzione per l’uomo. Per le motivazioni si dovrà attendere qualche mese. I fatti risalgono al lontano 2013 e si sono svolti durante una partita di calcio a 5 che venne disputata nel campo di Mezzana. I due protagonisti (imputato e parte offesa), all’epoca ventisettenni, giocavano in squadre differenti. Durante la partita, secondo quanto era stato ricostruito dalle indagini del pm Egidio Celano (oggi trasferito in un’altra Procura), l’imputato, residente a Vaiano, si era scagliato contro l’avversario colpendolo con violenza nei testicoli. Il giocatore riportò una lesione piuttosto seria con una malattia che si prolungò per circa 88 giorni durante i quali venne anche sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Il giocatore infortunato decise di sporgere denuncia contro l’avversario sostenendo che questi lo avesse colpito volontariamente nelle parti intime con il chiaro obiettivo di fargli male e che non si era trattato di un normale scontro di gioco. Il calciatore venne indagato per lesioni personali aggravate dalla lunga durata della malattia. Non si è mai capito se ci fosse stato un precedente diverbio che aveva fatto precipitare la situazione e causato la reazione violenta dell’imputato. Fatto sta che i legali dell’uomo hanno presentato una ricostruzione totalmente diversa dell’episodio, poi accolta dal giudice. Secondo gli avvocati, infatti, si trattò di "un incidente" avvenuto durante una normale azione di gioco in una partita amatoriale tanto che l’arbitro non aveva neppure fischiato il fallo. Sul momento la ricostruzione non convinse il pubblico ministero che chiese e ottenne il rinvio a giudizio. Per il giudice, invece, si è trattato di un semplice scontro di gioco - un rischio che ci si assume quando si praticano determinati sport - e non di un atto volontario.

Laura Natoli