Estorsioni, bische e squillo Cinque pesanti condanne dopo la rissa al Wall Art

Da sei anni e a un anno e 20 giorni in rito abbreviato per una serie di episodi violenti avvenuti fra il 2017 e il 2019. Fra questi anche l’aggressione in albergo.

Estorsioni, bische e squillo  Cinque pesanti condanne  dopo la rissa al Wall Art

Estorsioni, bische e squillo Cinque pesanti condanne dopo la rissa al Wall Art

Gestivano un giro di squillo di alto bordo che si prostituivano in alcuni noti alberghi della città. Poi pretendevano il pizzo, una parte dei guadagni. Ma non solo. Erano a capo di di un gruppo criminale specializzato nelle estorsioni ai danni dei connazionali. Qualcuno gestiva pure fiorenti bische clandestine. Il solo nome del "Monaco" incuteva rispetto e riverenza mettendo d’accordo estorto ed estorsore in un attimo. Una storia complessa che era stata scoperta dalla procura dopo una violenta rissa avvenuta all’interno del Wall Art di viale della Repubblica. Risalendo a ritroso gli investigatori sono riusciti a ricostruire non solo il giro di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ma anche le estorsioni. Ieri il giudice Marco Malerba ha inflitto pesanti condanne (in rito abbreviato) a cinque cinesi nell’ambito dell’inchiesta che fu portata avanti dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri (oggi passato alla Dda di Firenze). Cai Xiang Bing, il temibile "Monaco", è stato condannato a cinque anni e 4 mesi, Wang Shi You, detto Lao Biao, a quattro anni e 4, Yang Zhong Chuan, detto Achun, a 5 anni e 8, Xu Shanshan, detta San Zhi, a un anno, 6 mesi e 20 giorni, Zhou Ji Li, detto Xiao Zhou (l’intermediario rispettato da tutti nella comunità), a sei anni. Il giudice ha anche disposto l’espulsione dall’Italia per tutti eccetto che per Hu Shanshan. Altri quatto indagati sono stati assolti.

L’inchiesta della Procura è stata lunga e complessa, come una scatola cinese: da un fatto violento se ne scopriva un altro e così via. Secondo quanto accertato i cinesi riscuotevano il pizzo dalle squillo e non disdegnavano di assoldare criminali di un certo spessore. Si parlò di una guerra fra bande per il controllo delle attività illecite, soprattutto la prostituzione, ma anche il "controllo del territorio" per non avere concorrenza o per non creare "altri problemi". Nel 2017 finirono in carcere sei cinesi, fra cui una donna. Xie Lingling, detta Anna, sarebbe stata colei che gestiva il giro di giovani ragazze reclutate in Cina e fatte arrivare in Italia con visti turistici. Era lei che aveva assoldato Cai Wang Lin, detto Hesan (il Monaco) e Yang Zhongehuan, detto Achun, entrambi pregiudicati (il primo per una serie di estorsioni, il secondo ha già scontato una pena a 20 anni per omicidio volontario), per una spedizione al "Wall Art" per pretendere il "pizzo" da tre prostitute. Era il 9 febbraio 2017, ma le cose non andarono come previsto. Le ragazze erano in una camera di albergo e insieme a loro c’era un protettore. Scoppiò una furibonda lite con gli estorsori a colpi di coltelli. Ci furono feriti. Quando la polizia arrivò si trovò di fronte a una scena devastante: la camera di albergo era zuppa di sangue con segni perfino sui muri. L’inchiesta della Procura è partita da quella rissa e ha portato alla luce elementi nuovi. Ieri le prime condanne.

L.N.