
Il procuratore Giuseppe Nicolosi coordina l’inchiesta con il sostituto Laura Canovai
Prato, 30 dicemb re 2015 - Il quandro è inquietante, ma il lavoro della procura della Repubblica di Prato sembra ormai definito. E a una svolta. Starebbe infatti emergendo con una certa chiarezza un vero e proprio sistema estorsivo all’interno della Banca popolare di Vicenza, finalizzato a imporre la collocazione di azioni dell’istituto stesso – che presto sarebbero diventate quasi carta straccia – a clienti in un particolare stato di soggezione economica. A sostegno di tutto questo, secondo quanto emerge da fonti investigative, ci sono evidenti «riscontri documentali» che consoliderebbero in modo inequivocabile l’ipotesi dell’estorsione commessa ai danni di alcuni clienti della BpVi da parte di funzionari dell’istituto stesso.
Dunque, il blitz delle settimane scorse nelle filiali della banca da parte della Guardia di Finanza – che conduce l’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Nicolosi e dal sostituto Laura Canovai – sembra aver centrato gli obiettivi. Gli inquirenti hanno sequestrato un intero server, l’incubatrice informativa di migliaia di messaggi di posta elettronica fra i quali ci sarebbero quelli più scottanti: e-mail in cui i funzionari si impongono come obiettivo la collocazione delle azioni ad alcuni clienti in particolare difficoltà. La famigerata offerta che non si sarebbe mai potuta rifiutare perché, come sostengono alcuni denuncianti, il diniego avrebbe comportato l’immediata perdita delle linee di credito indispensabili a mantenere in vita le aziende.
Di «imposizione nella collocazione delle azioni» parlano ufficiosamente gli inquirenti, forti della corposa documentazione sequestrata in dieci filiali della Banca popolare di Vicenza fra Prato e le province di Pistoia e Lucca. Undici sono al momento i funzionari di banca indagati per estorsione e sono proprio i carteggi elettronici fra loro ad essere al centro dell’attenzione degli inquirenti. Una quindicina sono invece i clienti che si sono presentati in procura per denunciare quanto da loro subìto: nei giorni scorsi, nel massimo riserbo di una procura deserta per le festività natalizie, sono state acquisite le testimonianze delle presunte vittime dell’estorsione. Fra queste ci sono anche notissimi esponenti dell’imprenditoria cittadina, che si sono trovati a confronto, e allo scontro, con i funzionari della Popolare di Vicenza sentendosi vittime di un’estorsione. «O le azioni o il fido»: questo, in sostanza, l’aut aut che sarebbe stato indirizzato agli imprenditori, clienti in difficoltà dell’istituto. Altra storia sarebbe, invece, la presunta imposizione dell’acquisto di obbligazioni a fronte dell’eventuale erogazione di un mutuo: questo capitolo, al momento, alla procura di Prato non interessa. L’estorsione, se e quando dovesse essere portata in fondo fino alla chiusura delle indagini, riguarda il ‘do ut des’ azioni-fido. E su questo, sussurrano gli inquirenti, il materiale raccolto appare già imponente.