REDAZIONE PRATO

Esplosione nel deposito . Il giudice nomina i periti

Cominciato l’incidente probatorio sullo scoppio avvenuto a Calenzano. Cgil Toscana, Comune e un’assicurazione chiedono di costituirsi parte civile.

Il sopralluogo al deposito Eni dopo l’esplosione del 9 dicembre scorso

Il sopralluogo al deposito Eni dopo l’esplosione del 9 dicembre scorso

E’ cominciato ieri di fronte al gip di Prato Marco Malerba l’incidente probatorio sull’esplosione avvenuta nel deposito Eni di Calenzano il 9 dicembre scorso e costata la vita a cinque persone. E’ stata una udienza tecnica durante la quale il gip ha nominato i periti che saranno chiamati a svolgere l’incidente probatorio. La procura (in aula erano presenti il procuratore Luca Tescaroli e il sostituto Massimo Petrocchi) ha nominato i propri consulenti e anche alcune delle numerose parti civili, quelle che erano state indicate dalla procura. Si sono fatti avanti, come parti offese, anche la Cgil Toscana, il Comune di Calenzano e un’assicurazione della Sergen, la ditta che era stata incaricata da Eni di svolgere i lavori dentro al deposito quando è avvenuto lo scoppio. Un caso piuttosto raro che persone non danneggiate in prima persona chiedano di costituirsi parte civile in sede di incidente probatorio. Motivo per cui il giudice ha deciso di rinviare la decisione sull’ammissibilità delle tre parti alla prossima udienza (fissata il 6 giugno), quando verrà conferito l’incarico per la perizia. Accusati di omicidio colposo plurimo in concorso ci sono nove persone, sette fra dirigenti e dipendenti di Eni oltre al datore di lavoro e al preposto (tra l’altro rimasto gravemente ferito nello scoppio) della Seregn srl di Viaggiano in Basilicata.

La procura ha chiuso le indagini in tempi record, appena tre mesi, recapitando gli avvisi di garanzia ai nove indagati in modo da "fare veloce" vista la delicatezza del caso, come ha sottolineato il procuratore Tescaroli presentando i risultati delle perizia. Nello scoppio al deposito di carbuanti sono morte cinque persone, tre autotrasportatori e due operai che stavano eseguendo i lavori sulla linea di carico dismessa. Quasi una trentina le persone che sono rimaste ferite, innumerevoli i danni a case, aziende e auto circostanti.

Secondo quanto emerso dalle indagini della procura, l’incidente era "prevedibile ed evitabile" con un’adeguata analisi dei rischi e l’applicazione delle procedure obbligatorie di sicurezza. Dall’analisi della documentazione sulla sicurezza dell’impianto che sarebbe stata rilasciata dall’Eni alla ditta appaltatrice Sergen, le attività di manutenzione sarebbero state fatte in presenza "di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un carrello elevatore", che avrebbe "generato calore in un’area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Segen". Grazie alla consulenza affidata a due collegi peritali, è stato ricostruito che i tecnici della Sergen stavano lavorando su una linea del deposito Eni che doveva essere riconvertita alla fornitura di un olio vegetale idrotrattato (Hvo). La mattina del 9 dicembre i due operai svitarono una valvola "a gomito", alla pensilina 7, che era sotto pressione. Intervento – sottolineano gli investigatori – non necessario tanto che il progettista (Dg impianti di Pescara incaricato da Eni) non lo aveva previsto. L’operazione generò una fuoriuscita di benzina (erano le 10.21) che durò 33 secondi fino a innescare, probabilmente attraverso il motore del carrello elevatore in uso ai tecnici di Sergen, la prima di quattro esplosioni in rapida sequenza e poi l’incendio delle autobotti. La Procura ha evidenziato che la manutenzione del deposito non doveva essere condotta durante il carico delle autobotti, operazione che, se interrotta, "avrebbe causato una perdita economica per Eni di circa 255mila euro". La perizia fatta eseguire dalla procura dovrà passare dall’incidente probatorio in modo da "ceistallizzare" la prova.

Laura Natoli