LUCA BOLDRINI
Cronaca

Enrico Coveri, re del colore e delle paillettes. Inventò un mondo magico (e un impero)

Cosa è rimasto oggi dopo la sua scioccante scomparsa a 38 anni. Il nipote alla guida della maison: "Quel dolore non è mai andato via"

Tributo a Coveri

Prato, 6 dicembre 2020 - In una canzone di Natale degli Elio e le storie tese c’è Jovanotti che canta un esilarante verso nonsense: "Non sono prevenuto sulla musica anni Ottanta, le dirò: sinceramente l’ascoltavo dal Settanta". Ecco, Enrico Coveri invece gli anni Ottanta li aveva visti davvero con quell’anticipo. Ci era arrivato prima perché, come racconta il nipote Francesco Martini Coveri, uno dei suoi mantra era quello di "guardare dove non guardano gli altri, quando tutti riconoscono una capacità artistica bisogna guardare anche oltre". Domani saranno trent’anni dalla sua morte, incredibilmente prematura. All’epoca si parlò di un ictus, anche se forse non stava bene già da qualche tempo. Ma la causa della morte è solo un rigo su un certificato anagrafico, per dei personaggi così conta il motivo per cui si resta nella memoria collettiva, non quello per cui si va all’altro mondo.

Quel giorno Coveri morì tra le braccia della mamma Diana, in un soffio. E quel meraviglioso attico che si affaccia su lungarno Guicciardini, a Firenze, in poche ore diventò la meta del pellegrinaggio doloroso del jet-set dell’epoca, da Marta Marzotto a Sandra Milo, mentre telefonate e telegrammi di condoglianze arrivavano da tutto il mondo. Coveri era tornato da poco (in trionfo) dal Giappone, una porta che la sua creatività aveva aperto alla moda italiana, e sarebbe ripartito a breve per gli Stati Uniti. Invece la sua vita si fermò lì, a 38 anni, davanti a un Arno di tardo autunno e a una Firenze quasi vestita a festa per l’avvicinarsi del Natale. Di Coveri è stato detto tutto, le scuole di moda lo studiano: lo chiamavano l’enfant prodige, perché a 25 anni aveva sfilato a Parigi, quattro anni dopo il suo debutto in passerella. E il suo prêt-à-porter aveva fatto centro, immediatamente. Era un artista e, come non sempre capita, un artista del suo tempo. Dalla sua mente geniale nacque un impero creativo ed economico, che poggiava su due basi chiamate colore e paillettes. Con quelle due armi Coveri inventò un mondo divertente, ipercromatico, libero, pieno di gioia di vivere, partito dalla collezione donna e rapidamente diventato completo: l’uomo, la linea You Young per i più giovani, i profumi, con "Paillettes" lanciato nel 1982 e venduto senza sosta per decenni. Si mangiava la vita, Coveri, diventato amico di tutti i nomi noti dell’epoca, dalla musica al cinema alla cultura in genere, e idolo di molti; fu il più giovane a ricevere l’onorificenza di commendatore, a 35 anni. Era partito dal basso: il babbo fabbricava biciclette, la mamma vendeva macchine da cucire. E nella patria del tessile, che costeggia la moda con la sua produzione ma spesso si ferma al confine senza superarlo, era finalmente nato un genio a chiusura della filiera. Le scuole medie alla Convenevole, il Buzzi poi lasciato per il liceo artistico, l’Accademia di belle arti, l’approdo alla moda come modello e poi come stilista precocissimo.

La sua città l’ha ricordato più volte, gli ha anche dedicato un piazzale in zona Repubblica,a due passi dal Centro Pecci. Pertinente per un grande amante dell’arte contemporanea; fu proprio il Pecci, nel 1991, a dedicargli il primo omaggio pubblico, mentre il più recente è quello del 2012 con la bella mostra scelta per inaugurare la nuova Camera di commercio. "Il dolore non ha trovato soluzione, sono passati 30 anni ma sembra ieri", racconta oggi Francesco Martini Coveri, il nipote che ha preso in mano la maison come direttore creativo nel 1996, figlio di Silvana, sorella dello stilista. "Penso di non esagerare a dire che Enrico è stato uno dei geni della creatività italiana – continua – Per tante persone è ancora vivo nei ricordi. Era autodidatta, parlava francese, inglese. Mi dispiace non averlo vicino, anche professionalmente, per vedere cosa avrebbe fatto".

Ora riposa al cimitero delle Porte Sante, a Firenze. E merita di essere ricordato come uno dei figli illustri di questa città.