
Gros, Thoeni,. Stricker,. Schmalzl e. Pietrogiovanna: 5 italiani nei primi 5, nel 1974
"C’è la neve nei miei ricordi, c’è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare". La voce di Giovanni Veronesi, le immagini in bianco e nero dei filmini di famiglia, sua madre e suo padre, il fratello Sandro, due bambini sulle piste dell’Abetone, felici. Perché "sciare è come scrivere senza punteggiatura, senza virgole né punti, senza vincoli né cancelli. E’ libertà assoluta". Inizia così La valanga azzurra, il docufilm del regista pratese sulla leggendaria nazionale italiana di sci degli anni ‘70: è appena uscito nelle sale e da venerdì sarà anche a Prato, a Il Garibaldi. Lo presenterà al pubblico lo stesso Veronesi, venerdì alle 21, insieme al nipote Gianni (figlio di Sandro), che ne ha firmato la colonna sonora. Una serata bella, di ricordi gioiosi. "Quante mattine mi sono finto malato per non andare a scuola, per vedere la Coppa del mondo in tv", racconta Giovanni. La neve, le manches in bianco e nero, le sfide tra i paletti e i centesimi che scorrevano anche sul piccolo schermo, le braccia finalmente alzate sotto il traguardo.
Dopo il successo di Una Squadra, la splendida serie dedicata alla Davis vinta da Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli nel ’76, La Valanga Azzurra prodotta da Fandango torna a raccontare il grande sport italiano. C’è la voce narrante di Veronesi e ci sono le voci di oggi di Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa e Ingemar Stenmark, il "biondino con le lentiggini" arrivato dalla Svezia a insidiare con il suo talento i successi di quella Squadra guidata da Mario Cotelli, "che stava insegnando lo sci al mondo".
Una storia irripetibile. Sei medaglie olimpiche, di cui due ori (Thoeni e Gros in gigante), sei ai Mondiali, con quattro ori (tutti di Thoeni fra gigante, slalom e combinata), cinque Coppe del Mondo consecutive (Thoeni), la bellezza di 166 podi in Coppa dalla stagione 1969/1970 alla stagione 1979/1980: 69 per Thoeni, 35 per Gros, 21 per Herbert Plank il discesista, 7 per De Chiesa, 5 per Fausto Radici, 4 per Helmuth Schmalzl e Leonardo David, 3 per Roland Thoeni e Franco Bieler, e tanti altri. E quella gara indimenticabile, il 7 gennaio 1974 a Kehlsteinhaus in Baviera, là dove Hitler volle costruire il suo Nido dell’Aquila, con cinque italiani tra i primi cinque nel gigante: Gros, Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna. Un’impresa leggendaria.
La Valanga Azzurra racconta tutto questo, con filmati e materiali d’archivio, con le testimonianze inedite dei protagonisti sulla loro amicizia, ma anche sulle rivalità, i contrasti caratteriali e i tanti sacrifici, che questa Squadra hanno reso invincibile.
"Io pensavo già di conoscere i miei miti dello sci e pensavo che loro conoscessero me. Non era così. Ma è stato un attimo e sono entrato nelle loro vite. Non ero cosi emozionato quando ho lavorato con De Niro...", ha raccontato Veronesi all’anteprima del docufilm al Festival del cinema di Roma, seduto accanto ai campioni che lo entusiasmavano da bambino e da ragazzo. "Quando il sabato mattina non s’andava a scuola, ma in pullman a sciare all’Abetone e si partiva tutti insieme da piazza Duomo". Quando gli amici lo chiamavano Kazamino, per via del cappello con la scritta Kazama che portava sempre in testa. Quando lo sci era festa, era gioia. La Valanga Azzurra è anche una valanga di belle emozioni da rivivere, da tenere strette, da accarezzare.