Due licenziamenti, in tronco. Nessun avviso che, dall’oggi al domani, la loro esperienza lavorativa sarebbe giunta al capolinea. E’ quanto accaduto lunedì mattina a due dipendenti del Centro Pecci, licenziati su decisione del consiglio d’amministrazione del Centro di viale della Repubblica. Le motivazioni allegate alla decisione riguardano i conti che non tornano nel bilancio 2022: il passivo nel consuntivo è stato di 322.000 euro, dovuto soprattutto all’aumento del 300% dei costi delle bollette dell’energia (passati dai 167.000 euro del 2021 ai 440.000 euro del 2022), e al calo dei contributi pubblici. Un tema, quest’ultimo, che però ha del paradossale visto che nel 2022 il Pecci ha ricevuto oltre due milioni di euro dagli enti pubblici, dei quali 1,2 milioni dal Comune e 732mila euro dalla Regione Toscana. Cifre che altre istituzioni culturali della città si possono solo sognare. Come detto, la decisione del cda di licenziare due dei 18 dipendenti del Pecci è stata ritenuta un vero fulmine a ciel sereno. Tanto che gli stessi sindacati sono rimasti sorpresi, chiedendo l’immediata apertura di un tavolo di trattativa. Una scelta che stona anche con quelle che erano state le rassicurazioni del presidente Bini Smaghi che solo lo scorso luglio in commissione comunale Controllo e Garanzia aveva rassicurato sulla possibilità per il Pecci di chiudere in pareggio il bilancio 2023, salvo scossoni inattesi.
"Il cda solo lo scorso luglio ci aveva rassicurato che non c’erano tagli in bilancio previsti sul personale – spiega Alessio Bettini della funzione pubblica della Cgil -. Poi il 2 agosto ci hanno chiesto un incontro per il 28 dello stesso mese, senza darci un ordine del giorno. Di fronte alla nostra richiesta di posticipare l’incontro, non ci è più stata data risposta, fino ad arrivare a lunedì quando abbiamo appreso dagli stessi lavoratori dei due licenziamenti". Bettini contesta anche le modalità di comunicazione dei licenziamenti. "Uno dei due lavoratori lunedì è entrato in ufficio e gli è stato comunicato il licenziamento in tronco, chiedendogli di lasciare immediatamente stanza e Centro – prosegue -. Non c’è stato né tatto, né rispetto, né trasparenza. Eppure nel 2023 il Pecci ha attivato collaborazioni a partita iva e tirocini. Forse si vogliono sostituire i dipendenti con lavoratori precari, quindi con meno tutele? Questa è una ristrutturazione aziendale a tutti gli effetti, e come tale deve passare dal confronto con le organizzazioni sindacali".
Patrizia Pini della Uil chiede invece l’intervento di Comune e Regione per scongiurare i licenziamenti, ricordando anche il peso dei finanziamenti pubblici per mandare avanti l’attività del Centro di viale della Repubblica, pari al 70% del bilancio. Di fronte alle accuse dei sindacati, il cda del Pecci ha replicato ricordando come "negli ultimi anni il Centro si è trovato a dover affrontare sfide senza precedenti che hanno coinvolto il territorio", e smentendo la ricostruzione del fulmine a ciel sereno. "Abbiamo agito con la massima considerazione per il benessere delle persone e per il futuro della Fondazione nel suo insieme, provando a garantire la sostenibilità a lungo termine del Centro – proseguono -, tenendo aggiornati nelle scorse settimane gli interlocutori istituzionali e le sigle sindacali".
Stefano De Biase