Covid e mascherine Stop negli ospedali Melani: "Ci adeguiamo Ma restano una tutela"

Finisce con il mese di aprile l’obbligo del dispositivo di protezione. La direttrice sanitaria: "Vediamo se non ci saranno ripensamenti". E sui posti letto si dice pronta a rimodularne l’apertura estiva.

Covid e mascherine  Stop negli ospedali  Melani: "Ci adeguiamo  Ma restano una tutela"

Covid e mascherine Stop negli ospedali Melani: "Ci adeguiamo Ma restano una tutela"

Con il 30 aprile decade l’obbligo di indossare le mascherine anti covid per accedere ad ospedali, studi medici, ambulatori e case di riposo. Ma anche i tamponi necessari per i ricoveri sia in urgenza che per gli interventi programmati non saranno più necessari. Il Consiglio dei Ministri di ottobre scorso aveva prorogato l’utilizzo fino a fine anno negli ospedali, nelle Rsa, nelle strutture socio sanitarie e socio assistenziali, compresi gli ambulatori medici. Obbligo che era stato prorogato fino al 30 aprile dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. "Stiamo attendendo disposizioni precise dal Ministero - afferma Sara Melani, direttrice sanitaria del Santo Stefano - Al momento abbiamo in mano soltanto la proroga al 30 aprile per l’uso dei dispositivi di protezione individuale in ospedale, sia per gli operatori che per i cittadini che vengono in visita". L’obbligo della mascherina in strutture sanitarie ed assistenziali era una delle poche regole rimaste per frenare la diffusione del virus. Un cambio di passo ed un ritorno alla normalità sia per gli utenti che per i sanitari. "Forse non ci sarà bisogno di proroga perché si sta andando verso la stagione estiva che è più favorevole - spiega la dottoressa Melani - Ma a mio avviso l’uso delle mascherine in certi ambiti sanitari può essere una tutela in più per gli operatori". L’uso delle mascherine "dovrà rimanere un’indicazione per l’utilizzo in particolari situazioni: reparti di Pneumologia, ad esempio, o strutture che assistono pazienti molto fragili, magari con problematiche tumorali", spiega il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco all’Adnkronos Salute.

C’è poi anche tutta la questione dei tamponi con i quali verificare se un paziente è più o meno infetto da covid.

"Al momento si effettuano test a chi arriva in pronto soccorso e viene ricoverato o a chi arriva in pronto soccorso e ha sintomi evidenti del virus. Poi i tamponi si eseguono su quei pazienti in dimissioni che però sono destinati ad altre strutture, come rsa, cure intermedie e centri riabilitativi. Sono richiesti anche a quelle persone che debbono sottoporsi ad un intervento chirurgico programmato". Evitare screening e test significa ridurre il carico di lavoro per i dipendenti, ma anche disagi ai pazienti, che magari debbono fare più viaggi in ospedale. Da quello che deciderà il Governo da qui al 30 aprile dipenderà anche una eventuale revisione dei 12 posti covid, che secondo il programma di rimodulazione estiva dell’Asl dovranno rimanere sempre aperti.

"Se si vede che la situazione assume un’altro andamento, allora possiamo pensare a mettere mano e a rimodulare i 12 posti - conclude Melani - In quest’ultima settimana, per esempio, abbiamo visto una piccola crescita di infezioni tanto che abbiamo dovuto chiedere un ampliamento dei posti di cure intermedie covid alla Melagrana. Noi possiamo contare sulle camere a pressione negativa: un’opportunità in più rispetto ad altri presidi che ci permette di fare dei blocchi di camere per pazienti con gravi problemi respiratori".

Sara Bessi