SARA BESSI
Cronaca

"Salvo grazie agli anticorpi monoclonali". La scommessa (vinta) del professore malato

Pasquale Matrone, 76enne cardiopatico, ha ricevuto il preparato all'ospedale Santo Stefano: "Mi sono fidato: ho trovato competenza e umanità"

Pasquale Matrone con il figlio Luigi

Prato, 28 agosto 2021 - La battaglia contro il virus passa anche dalle terapie monoclonali, destinate a pazienti che rispondano a certe caratteristiche cliniche (fragili, diabetici, cardiopatici) su indicazione, in tempi rapidi, del medico di famiglia. All’ospedale Santo Stefano la sperimentazione con gli anticorpi monoclonali è avviata dal marzo scorso "e continua con successo - sottolinea Daniela Matarrese, direttrice del presidio -. Quasi 100 i casi trattati, sia al Pegaso che al pronto soccorso. Gli esiti sono molto favorevoli. Tutti i pazienti positivi di età superiore ai 65 anni e che hanno riscontrato la positività da pochi giorni, possono ricevere i monoclonali che devono essere somministrati per avere successo nel più breve tempo possibile".

Un centinaio di pratesi, che si è dato una chance di superare il virus e la sua forza. Fra di loro abbiamo incontrato Pasquale Matrone, 76 anni, professore di filosofia per diversi decenni al "Copernico", che ha voluto condividere i la sua esperienza a lieto fine: "La terapia monoclonale – dice – rappresenta uno strumento fondamentale alla cura della malattia. Ciò che conta in primo luogo è l’attivazione repentina della cura con anticorpi monoclonali. All’ospedale ho trovato medici e infermieri con una grandissima preparazione, come il dottor Alessandro Farsi e la sua equipe", racconta il professore, raggiunto per telefono nella sua casa di Vaiano dove sta trascorrendo il periodo di isolamento in attesa di negativizzarsi.

Matrone, cardiopatico e con altre patologie importanti, aveva completato la vaccinazione con AstraZeneca a giugno: "Mi sono mosso da solo, non avendo avuto il famoso messaggino dalla Regione, pur essendo nella lista dei fragili. Ho chiamato l’hub e ho chiesto di essere messo in riserva. Purtroppo – insiste – la variante indiana e l’incoscienza di tante persone hanno fatto sì che contraessi il virus. Se ne è accorto mio figlio, medico di famiglia, quando si è insospettito, sentendomi per telefono mentre era in vacanza, per quella mia strana tosse. Accusavo un senso di spossatezza e facevo fatica a respirare. Era il 17 agosto. Dopo il tampone in farmacia e poi quello molecolare risultati positivi, è scattata la richiesta da parte di mio figlio di infusione molecolare".

Matrone non ha avuto un attimo di esitazione. "Sono stato trasportato in ambulanza al centro Pegaso – ricorda ancora – e i medici hanno eseguito l’infusione. Mi sono ciecamente fidato di loro: di Farsi e dei suoi collaboratori conosco solo gli occhi, la voce, l’alta competenza e la grande umanità". E così, giovedì scorso, Matrone ha festeggiato il compleanno a casa, anche se la moglie e il figlio non sono potuti stare con lui. "È stato il compleanno più felice perché il più bel regalo è stato essere a casa", afferma il professore, che dopo l’infusione del 24 agosto sta piano piano riprendendo le forze e sta tornando a dedicarsi alle sue passioni, la scrittura e la letteratura, tanto da aver fondato un giornale, 'La nuova tribuna letteraria'.

"Voglio raccontare a più persone possibili la mia storia", confida . E aggiunge in un post su Facebook: "Se avessi contratto il virus prima delle vaccinazioni, sarebbe stato peggio e, forse, per me, letale, come lo è stato per alcuni membri della mia famiglia. La vaccinazione, dunque, serve. Chi la ritiene inutile o dannosa dovrebbe frequentare un centro Covid. Smetterebbe di comportarsi da irresponsabile", scrive ancora su Facebook. Adesso Pasquale Matrone si sente meglio e per questo ringrazia ancora una volta chi ha fatto "il suo dovere in maniera eccellente".