
Il trattamento con i monoclonali ha prodotto finora buoni risultati nella sperimentazione
PISTOIA
Sono già 81 le persone colpite da covid19 che sono state curate con i monoclonali nel reparto di malattie infettive del San Jacopo da marzo 2021, da quando l’ospedale è stato inserito nel progetto di sperimentazione che coinvolge tre centri nelle università di Firenze, Pisa e Siena e che ha affidato le terapie agli ospedali toscani dotati del reparto di malattie infettive. Un numero considerevole e con risultati molto soddisfacenti. Ne parliamo con Pierluigi Blanc che dirige Malattie infettive 2, area che comprende il San Jacopo e il Santo Stefano di Prato.
Come procede la sperimentazione al San Jacopo?
"C’è stata una pausa di due, tre settimane dovuta a un netto calo dei trattamenti, proporzionale al calo dei casi di contagio e dei ricoveri. Ora invece sono ripresi e, conseguentemente, riprendono anche le terapie con i monoclonali. In questi ultimi giorni, per esempio, abbiamo trattato anche quattro pazienti in una sola mattina. Sono sedute molto impegnative perché ci sono tempi di trattamento da rispettare: un’ora per l’infusione e un’ora di osservazione".
Le caratteristiche dei pazienti sono cambiate?
"La tipologia dei pazienti è sempre sovrapponibile. Nel caso a cui accennavo due uomini e due donne sui sessant’anni. Assistiamo a un abbassamento dell’età rispetto ai primi pazienti trattati che devono avere determinate caratteristiche. Hanno spesso una co-morbosità come il diabete, l’ipertensione e problemi ischemici, fattori che possono insorgere con l’età".
Come stanno le persone che sono state trattate nella prima fase?
"Chiudendo le schede delle prime 65 persone trattate abbiamo avuto per tutte la percezione di un buon decorso. Nella quasi totalità hanno evitato il ricovero e per tutti è stata risparmiata l’evoluzione di forme più gravi, nessuno ha avuto quindi una brutta prognosi".
Ha ricevuto riscontri direttamente dai suoi pazienti?
"Ho ricevuto la telefonata di uno che aveva fatto il trattamento ed era entusiasta. Mi ha chiamato perché dopo la negativizzazione voleva un consiglio sul vaccino, che ho suggerito".
Quante persone avete trattato, da marzo, con gli anticorpi monoclonali?
"I pazienti continuano a essere inviati dai medici di medicina generale e dalle Usca, che sono la fonte principale, ma in questi giorni 3-4 sono stati inviati anche dal pronto soccorso. Comprese le prime 65, le persone trattate sono state finora 81. Sono state tre quelle che, per vari motivi, non sono state trattate".
Ci sono ulteriori novità terapeutiche?
"Ci sono novità importanti perché Aifa ha inserito nel prontuario un farmaco che sarà disponibile a breve e sarà prescrivibile. Inoltre è stata concessa la possibilità di somministrare gli anticorpi monoclonali anche sulla polmonite da covid. Un trattam ento tuttavia che esclude quei casi in cui sia necessaria una ossigenazione ad alta intensità".
Tutte le altre possibilità restano in vigore?
"Restano in vigore tutte le possibilità di cui abbiamo già parlato e quindi gli anticorpi già proposti da Aifa (bamlaniviman e etesevimab o casirivimab e imdevimab); l’anticorpo monoclonale J08, prodotto dai laboratori Toscana Life Sciences (fondazione no profit nata a Siena nel 2005), dal team di ricerca coordinato dal professor Rino Rappuoli".
Il riferimento del progetto è sempre Careggi?
"La nostra area di riferimento resta ovviamente la Sod (struttura organizzativa dipartimentale) di Careggi, dove i medici di medicina generale e dell’Usca indirizzano i pazienti". (i numeri: 055.7949431; 334.6328996).
È inevitabile la convivenza con il virus?
"Qualcosa certo è cambiato. Abbiamo armi in più con i monoclonali, anche se i rischi di questo virus sono rimasti gli stessi. Ci dobbiamo convivere. A che livello per il momento non saprei dirlo, ma bisogna imparare a conviverci e dobbiamo attrezzarci con richiami e con modifiche ai vaccini".
Si sente di fare una previsione?
"Speriamo che si sia raggiunto il plateau, ovvero il picco massimo. Il mese di agosto secondo me rimarrà così. Poi c’è da vedere settembre e quindi la scuola, le vaccinazioni in fascia 12-18. Mi auguro che non ci sia l’ondata dello scorso anno. L’importante è continuare a comportarsi correttamente rispettando le regole. È vero che trattiamo forme più leggere dopo una o due dosi di vaccino. Ma i non vaccinati hanno le forme di un anno fa".
Lucia Agati