REDAZIONE PRATO

"Con i nostri sismografi al Giglio per uno studio unico al mondo"

Morelli e Fiaschi (Fondazione Parsec): "Ogni movimento della nave avrebbe messo a rischio i soccorritori"

Sono passati dieci anni dal naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera che urtò gli scogli de Le Scole davanti all’isola del Giglio, provocando la morte di 32 persone e 157 feriti. A meno di 48 ore dal drammatico incidente il geologo Marco Morelli, seguito dal sismologo Andrea Fiaschi, fu il primo pratese ad arrivare sull’isola. Alla Prato Ricerche, così si chiamava allora l’Istituto Geofisico Toscano della Fondazione Parsec, fu affidato dall’Università di Firenze il monitoraggio del relitto, per valutare lo spostamento dello scafo attraverso la misurazione delle vibrazioni del suolo.

Morelli e Fiaschi ricordano perfettamente quei giorni così drammatici segnati dalla paura e dall’angoscia. "Quando arrivai a Portoferraio c’era una frenesia di uomini e mezzi", racconta il geologo pratese. "Mi torna alla mente il continuo movimento di volontari, militari, studiosi pronti a prestare servizio e a portare aiuto. Ricordo che mi imbarcai su uno dei traghetti organizzati per raggiungere il Giglio: in mare sembra tutto piccolo, mano a mano che mi avvicinavo all’isola mettevo a fuoco lo scafo di questa enorme nave adagiata su un fianco lungo quanto la torre Eiffel. Arrivai nel porto, la luce del giorno si stava abbassando, ricordo bene il rumore degli elicotteri in volo con gli uomini del nucleo speciale del Saf che si calavano in mare a cercare i dispersi. Erano ancora 30. Purtroppo nessuno di loro fu trovato vivo".

La situazione era complessa, lo scafo si era incagliato su due speroni di roccia, ma in quel punto la profondità del mare raggiunge 150 metri: era tanta la preoccupazione di un cedimento se le rocce si fossero fratturate o la nave fosse scivolata sarebbe affondata, mettendo a rischio i soccorritori che stavano lavorando all’interno del relitto alla ricerca dei dispersi. Marco Morelli, direttore della Fondazione Parsec partì per il Giglio, all’alba del 15 gennaio 2012, per organizzare il trasporto delle attrezzature che poche ore dopo arrivarono con il sismologo Andrea Fiaschi.

"Faceva molto freddo tanto che pochi giorni dopo il nostro arrivo nevicò. Per lavorare eravamo posizionati sugli scogli vicino alla nave", ricorda. "Era angosciante, in mare c’era una distesa di giubbotti salvagente, scarpe, vestiti, effetti personali. Fu un momento di grande emozione". Gli scienziati pratesi per le prime ore utilizzarono un sismografo portatile a batteria, poi riuscirono ad installare tre stazioni sismiche a distanze diverse in modo da dare l’allarme immediatamente in caso la nave si fosse mossa. "Ci sono stati momenti difficili – raccontano ancora Morelli e Fiaschi – Per esempio quando abbiamo dovuto montare l’antenna di rilevamento sul tetto della scuola nel bel mezzo di una burrasca di vento e neve". Il monitoraggio della Concordia è proseguito per oltre un anno. Dopo la prima fase in cui gli esperti si alternavano al Giglio, la centrale operativa di analisi dei dati fu trasferita a Prato. Il lungo lavoro di analisi è stato descritto in uno studio scientifico pubblicato su una rivista internazionale, si è trattato infatti di un monitoraggio sismologico unico al mondo.

Silvia Bini