
Da piccolo artigiano con due operai alle dipendenze a società leader nelle costruzioni in Toscana, capace di lavorare con i big della moda, i colossi della logistica e di ottenere la fiducia perfino il patron della Fiorentina, Rocco Commisso. E’ l’ascesa di Giovanni Nigro, 42 anni, imprenditore originario di Crotone ma residente a Prato fin da ragazzino, titolare dell’omonima impresa di costruzione con sede in via Valentini. Il suo nome, già molto conosciuto a livello regionale (Il Sole 24 Ore l’ha inserito al 127esimo posto fra le aziende edili italiane più importanti), è salito alla ribalta nazionale dopo la scelta di Commisso di affidargli la costruzione del Viola Park a Bagno a Ripoli: un appalto da 50 milioni di euro.
Nigro, partiamo dalla Fiorentina. Si aspettava la chiamata di Commisso?
"No, è stata una sorpresa. Avevo avuto modo di parlare con Joe Barone (il direttore generale della Fiorentina) spiegandogli quanto fosse importante per il settore edile lasciare alle aziende della Toscana un lavoro come quello del Viola Park. Lui si è confrontato con Commisso e hanno deciso di premiare un’azienda del territorio con il necessario know how".
Eppure la competizione era notevole, in corsa c’erano colossi nazionali del settore.
"Questo ci rende ancora più orgogliosi e ci responsabilizza. Ritengo che a fare la differenza siano state la trasparenza della proposta, le competenze aziendali e il forte legame col territorio: al nostro fianco lavoreranno altre imprese locali".
Come si fa a passare da giovane titolare di una ditta individuale a imprenditore capace di assicurarsi una commessa da 50 milioni?
"Bisogna lavorare tanto, garantire serietà e guadagnarsi la fiducia dei clienti. All’inizio facevo il manovale in cantiere, poi mi sono occupato dell’ufficio acquisti, delle fatture, della gestione delle banche. Ho seguito personalmente ogni processo interno all’azienda".
Qual è stata la prima commessa importante?
"Un lavoro da quasi un milione di euro a Sant’Agata nel Mugello per ristrutturare una villa: per l’epoca erano tanti soldi...".
Col passare degli anni poi gli appalti sono cresciuti.
"Mi sono occupato dell’ampliamento del Pecci, ho realizzato la scuola di Ponzano in viale Montegrappa, c’è stato il rapporto con Conad e con il saponificio Dante Nesti con cui poi abbiamo fatto società".
Si parla dell’edilizia come di un settore in crisi, lei come l’ha superata?
"Nel 2008 quando è cominciata la crisi ho iniziato a investire i miei risparmi e a diversificare. Ho creduto nell’espansione del Macrolotto Due, dove ho costruito quasi 70mila metri quadri coperti di capannoni (l’ultimo è la sede dell’Ups, ndr) e ho assunto personale di livello. Figure che conoscevano bene il settore che hanno reso più forti le competenze".
A proposito di territorio, ha realizzato anche le ‘ali’ dell’ospedale Santo Stefano.
"E’ stata la mia sfida più importante. Un ampliamento da oltre 50 posti letto realizzato in 40 giorni. Un percorso completo di progettazione, impiantistica e certificazione. Un esempio di come anche le opere pubbliche si possano fare in tempi veloci". E il futuro?
"Da tempo lavoriamo con i grandi marchi della moda. Poi c’è tutta la partita del Recovery Fund: ci auguriamo che i fondi europei possano sbloccare tanti cantieri e aiutare il settore dell’edilizia. Noi ci crediamo".
Stefano De Biase