
Il presidente della King Bike Alessandro Bartoli e Gianni Ugolini con la bici a batteria
Prato, 15 luglio 2015 - L’annuncio è di un candore che fa quasi tenerezza: «Basta doping! Con questa bici non occorre più assumere “sostanze proibite“: Le prestazioni aumenteranno dal 30 al 60%». Messo nero su bianco, anzi: bianco su rosso sul sito della Bhoss King Bike, l’azienda di Empoli che commercializza la bicicletta dotata di motore a batteria che dovrebbe aiutare i comuni pedalatori a faticare di meno nel traffico cittadino. E che invece fa gola ai ciclisti della domenica, amatori scatenati disposti a tutto pur di battere il collega di ufficio nelle amichevoli sgambature o di prervalere su altri ottocento amatori in una kermesse di grido come la Prato-Abetone.
Domenica scorsa Gianni Ugolini, 41 anni di Poggio a Caiano ha vinto la classica toscana. Sul podio il secondo arrivato Marco Da Castagnori, gli mostra il dito medio in segno di scherno: a suo avviso il vincitore ha usato una bici col motore nascosto nel telaio senza la quale il quarantunenne vincitore non avrebbe staccato tutti. Da Castagnori però «dimentica» di presentare ricorso così l’Uisp congela l’ordine d’arrivo e consegna all’albo d’oro il successo di Ugolini. Il quale, offeso, annuncia che attaccherà al fatidico chiodo la bicicletta. Sì, ma quale? Quella a motore o una semplicemente a pedali? Il dubbio sussiste perché stando ai ben informati, al traguardo la bici di Ugolini sarebbe sparita e più tardi sarebbe apparso un mezzo simile, ma in alluminio e non in carbonio come quella usata nella cavalcata fino all’Abetone.
La bici a motore insomma, spopola fra chi il ciclismo lo pratica per passione e agonismo. Al punto da essere pubblicizzata come il surrogato del doping di cui i ciclisti della domenica fanno ampio e scriteriato uso, se è vero che i Nas erano presenti in forze all’Abetone per controlli a campione all’arrivo. E quello slogan pubblicitario «Basta doping!» sembra la versione salutista di chi in bici sale con intenti a suo modo truffaldini: conta vincere, non partecipare e con la bici a motorizzata si riesce a farlo senza rischi per la salute. Finché gli sconfitti si limitano a mostrare il medio e non magari a sferrare un pugno. Di certo, se Ugolini ha vinto la Prato–Abetone col giallo sull’effettiva propulsione della bici, ad uscire trionfatrice dalla corsa è l’azienda che commercializza le bici a motore: al via della gara ce n’erano due modelli «palesi», con motorino e batterie ben in vista. Chi le guidava è arrivato staccato, ma concorrenti e pubblico se le sono mangiate con gli occhi. Facendosi sfuggire l’eventuale motore nascosto nel telaio del vincitore.
Piero Ceccatelli