Calci e pugni a Turchi Tutta la città a fianco dell’ex biancazzurro "Siamo dalla tua parte"

Gli amici dell’ex calciatore: "Ci siamo messi a disposizione per qualsiasi necessità. Siamo sempre in contatto con lui per organizzare iniziative a favore della sua lotta contro la Sla".

Calci e pugni a Turchi  Tutta la città a fianco  dell’ex biancazzurro  "Siamo dalla tua parte"

Calci e pugni a Turchi Tutta la città a fianco dell’ex biancazzurro "Siamo dalla tua parte"

"Tutti conoscono Stefano e la sua storia. Quel genitore non solo ha deciso di aggredire una persona su una sedia a rotelle, ma per di più affetta da Sla. Io non mi capacito di come si possa giungere a un simile gesto. E’ assurdo. E’ un gesto che fa male al calcio e che fa male a tutta la città di Prato che è legata a Stefano da un profondo affetto". C’è indignazione e rabbia in città fra gli amici di Stefano Turchi, l’ex calciatore del Prato aggredito con calci e pugni lo scorso weekend in provincia di Bergamo durante una partita di calcio giovanile. L’ex biancazzurro, 54 anni, oggi responsabile del settore giovanile della squadra di Brusaporto, è stato aggredito da un genitore di un calciatore avversario, trovandosi costretto a recarsi all’ospedale di Seriate per medicare le ferite riportate e per gli accertamenti del caso che hanno evidenziato un trauma cranico. La notizia ha fatto il giro di tutta Italia, giungendo anche a Prato, dove c’è un gruppo di tifosi biancazzurri e amici di Turchi che da anni ne sostengono la battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica.

"Ormai viviamo in un mondo dove non c’è più né educazione, né rispetto, né senso civico – accusa Alessandro Tatti, ex calciatore del Prato e autore di un libro per raccogliere fondi a sostegno della battaglia di Turchi –. Appena ho saputo dell’aggressione l’ho subito chiamato. Mi ha detto che ha preso delle botte, anche in testa, che fanno chiaramente male, ma per fortuna niente di irreparabile. Io, a nome anche di tutti i suoi amici, mi sono subito messo a disposizione per ogni necessità". Come detto, l’affetto in città verso Turchi non è mai scemato. Tante le iniziative negli anni a sostegno della battaglia dell’ex calciatore biancazzurro. Eventi che verranno organizzati anche nel 2023. Anzi, l’idea è quella di utilizzare il clamore mediatico scaturito dall’aggressione per provare a tirarci fuori qualcosa di positivo per Turchi, che possa aiutarlo ad andare avanti nella sua lotta contro la Sla.

"Noi siamo un gruppo che è in costante contatto per organizzare iniziative in favore di Stefano – prosegue Tatti –. Già da settimane stavamo pensando a qualcosa di nuovo da organizzare a Prato, così da raccogliere nuovamente fondi. Adesso abbiamo una spinta in più per creare un evento specifico già nelle prossime settimane, da allestire in un posto da individuare, che possa avere un grande richiamo di persone in città. Un modo non solo per creare qualcosa con fine benefico, ma soprattutto per dare appoggio e sostegno morale a Stefano". Tatti ricorda infatti che per Turchi venire a Prato è come tornare a casa.

"Un modo per rivedere vecchi amici – sottolinea –, ma anche per andare a trovare la madre a Pistoia. Stiamo cercando di incastrare tutti gli impegni di questo finale di stagione calcistica, così da potere essere tutti presenti a fianco di Stefano. Dopo la notizia dell’aggressione la chat che abbiamo in comune è esplosa di messaggi di indignazione. Tutti si sono messi immediatamente a disposizione e vogliamo organizzare qualcosa di importante. Stefano è un amico che è stato più sfortunato di noi e vogliamo stargli vicino. E poi vogliamo mandare un messaggio chiaro: noi tutti abbiamo giocato a calcio e sappiamo benissimo che il pallone non ha niente a che fare con violenza e aggressioni". Intanto, a seguito dell’aggressione, Turchi ha rilasciato anche le prime dichiarazioni sulla vicenda, dicendosi fortemente amareggiato. "Sto pensando di abbandonare tutto, di farmi indietro, nonostante tutta la mia vita sia stata dedicata al calcio – dice –. Anche se mollare sarebbe una sconfitta per me, sia come uomo, sia come sportivo e anche come portatore di handicap. Ma se devo rischiare la vita andando a seguire una partita di calcio, allora non ne vale la pena".

Stefano De Biase