
Tu chiamale, se vuoi, emozioni, come cantava Lucio Battisti. Eravamo rimasti a settembre scorso, quando era ripreso timidamente qualche accenno di burraco, poi abortito per la recrudescenza Covid. Ora che si è affermato sostanzialmente il "liberi tutti", con regole peraltro di salvaguardia, hanno ripreso il rito antico sia Prato che Pistoia, tornando a riproporre il burraco con interscambi frequenti. Sono diverse le motivazioni per ritrovarsi, ma si ricongiungono tutte al fondamento ludico, anche se la componente competitiva ne accresce il richiamo. La vittoria è piacevole, ma molto di più lo è l’amicizia. La vittoria migliore è di saper sorridere dopo una sconfitta. Simpaticamente a braccetto Prato e Pistoia si ripropongono ai nastri di partenza del gioco, i primi in via Confini 6 grazie a due protagonisti insuperabili (500 partecipanti circa a settimana: mercoledì una seduta, domenica pomeriggio e dopocena) come Raffaele Covotta e Roberto Morandi con il club "I quattro semi". Accanto a loro la new entry Luana Racaniello di Burracomania al circolo Arci di Santa Lucia, già collaudata da una prima esperienza all’hotel President. Nel pistoiese già attivo Michele all’hotel Manzoni in contemporanea all’immarcescibile Laura Aschieri del circolo "Due di picche" al Bastione Ambrogi via Sacconi il giovedì sera e a fine settimana presso il cosiddetto "club dei rincoglioniti" ai piedi del Serravalle. Ancora in standby il Passatempo di Laura Colzi, che è in attesa di un lieto appuntamento con Fabrizio, e Gioco Prato di Anna Lombardi, tetragona ai colpi del Covid. Definitiva l’assenza di Allegra-mente di Antonella Sanesi ancorata alla gestione del ristorante MAG56 ma con un ventricolo rivolto anche all’angolo settimanale del burraco. Target di partecipanti: donne in prevalenza (l’80% rispetto agli uomini in costante aumento negli ultimi anni). Tutte donne le conduttrici a Prato, ad eccezione de "I quattro semi", dove Raffaele Covotta e Roberto Morandi hanno trovato nel burraco anche un afflato umano particolare.
Nell’insieme il fondamento è quello familiare e genuino, affidato al controllo attento dei responsabili arbitri, con un movimento finanziario contenuto: 10 euro la quota per giocare e rifocillarsi, intorno ai 100 euro la vittoria con premi a scalare a seconda della classifica. Un’occasione anche di contatti umani, soprattutto per le persone che le circostanze della vita pongono in solitudine. Da qui un’appendice dei burracandi si trasferirà in Versilia dove continuerà per alcuni il rito ammaliante.
Roberto Baldi