REDAZIONE PRATO

Archiviato il caso dell’asino ucciso

Il cacciatore che ha sparato a Orazio era finito sotto accusa ma non c’è la prova del "dolo"

La Procura ha archiviato il caso dell’asino di Poggio di Petto ucciso da un colpo di fucile lo scorso ottobre. Il cacciatore indagato doveva rispondere di uccisione di animale, reato che prevede il "dolo" ossia la volontà di uccidere. Cosa indimostrabile perché il cacciatore ha dichiarato che il colpo gli è partito per errore. Orazio, l’asinello mascotte del rifugio di Poggio di Petto, all’Alpe di Cavarzano, fu trovato morto dai proprietari verso le 15, l’ultima domenica di ottobre, nei pascoli vicini alla struttura e a un sentiero Cai. Le circostanze portarono subito clienti – erano un’ottantina a pranzo quel giorno a Poggio di Petto – e proprietari a sospettare che la morte di Orazio fosse avvenuta per un colpo di arma da fuoco, anche perché in molti udirono il rumore dello sparo e sul corpo dell’asino fu trovato un foro. Solo l’accertamento della veterinaria, che trovò il proiettile, e le indagini della Polizia Provinciale hanno tolto ogni dubbio: un approfondimento balistico sul proiettile ha portato a individuare l’arma che aveva sparato, appartenente a un cacciatore della zona. L’uomo, inchiodato dall’evidenza, al momento della perquisizione, ha confessato. "Sono soddisfatto del lavoro fatto – dichiara Michele Pellegrini, comandante della Polizia Provinciale - perché ha portato alla luce la verità". La famiglia Pieragnoli e l’avvocato che hanno assunto per la querela all’indomani della morte dell’amato asinello – Silvia Cavallini – prima di muovere ulteriori passi e procedere eventualmente in ambito civile aspettano di avere la comunicazioni ufficiali. Ribadiscono però la volontà di far diventare zona interdetta alla caccia l’area che circonda il Rifugio e inoltreranno a breve richiesta alla Regione.

Intanto la squadra dei cinghialai di San Quirico di Vernio precisa che "nessuno si è tirato indietro o ha voluto coprire alcunché – dicono dall’associazione che ha preso le distanze dal cacciatore che ha sparato a Orazio - . Tuttavia non possiamo accettare che l’intera squadra composta da decine di persone serie e responsabili nel maneggio delle armi possa essere screditata per il gesto di un singolo che in quel momento era solo vicino al rifugio".

Claudia Iozzelli