'Alta velocità, Prato ancora ignorata'

Fermate impossibili, Biffoni e Bugetti dopo l’ultimo no di Fs: ‘Pesa la vicinanza con Firenze’

Alta velocità (foto repertorio)

Alta velocità (foto repertorio)

Prato, 9 agosto 2019 - Da Chiusi sì e da Prato no. Dal 10 giugno 2019 nel piccolo Comune di 8500 anime in provincia di Siena è sbarcata l’alta velocità. Un traguardo storico che per Prato – quasi 200mila abitanti – probabilmente non arriverà mai. Come raccontato ieri da La Nazione, lo hanno ribadito mercoledì mattina i vertici di Ferrovie con un «no» secco e pungente durante il confronto avuto con la Commissione parlamentare trasporti a Roma. Un «no» che ha il retrogusto amaro della beffa e trova le sue motivazioni in aspetti di carattere tecnico, sia per il posizionamento delle linee sia per la vicinanza con Firenze-padrona. Guardarsi intorno non aiuta a smussare i «paradossi» dell’alta velocità. Anzi, finisce per ingrossarli. Oltre al caso Chisui, dove comunque si parla di due sole fermate al giorno, si potrebbero prendere in esame altri esempi di stazioni incluse dai tragitti dei Frecciarossa come Brescia (stessi abitanti di Prato) oppure Novara (poco più della metà).

Per anni il Pd pratese ha portato avanti la battaglia dell’alta velocità e l’ultimo no arrivato da Roma non sembra sorprendere più di tanto. «Più volte mi sono confrontato con Ferrovie e con Italo – spiega il sindaco Biffoni – ma la risposta è sempre stata la stessa. Sapevamo che sarebbe stato difficile e l’ultimo no mi sembra piuttosto definitivo. Sia per problemi di direttrici e suolo saturo, sia perché è impossibile pensare a una fermata così vicina a Santa Maria Novella. Ferrovie aveva calcolato che per la sosta a Prato avrebbe impiegato almeno 15 minuti. Un tempo troppo ampio per l’alta velocità, specie in una distanza così breve». Un piccolo spiraglio si era aperto con la lettera inviata al sindaco dai vertici di Italo lo scorso gennaio. «Ci dissero che avrebbero valutato concretamente l’ipotesi. Ma poi non abbiamo avuto più riscontri». Ilaria Bugetti, consigliera regionale dem, considera invece il «niet» di Ferrovie una conseguenza di scelte politiche. Calate dall’alto. «Il problema è Toninelli – tuona – Gli uffici della Regione gli hanno scritto valanghe di mail ma lui non ha mai risposto. Un confronto con il Ministero sarebbe stato fondamentale per andare direttamente al nocciolo della questione. Adesso attraverso la Regione non ci resta che alzare di nuovo la voce».

E mentre la Tav rischia di portare il Governo giallo-verde a una frattura insanabile, il tema dei collegamenti veloci potrebbe invece conciliare le maggiori forze della politica pratese. L’ultima soluzione avanzata da Fsi, ovvero potenziare la Direttissima Prato-Bologna per far passare da lì i treni super veloci, trova infatti consensi sia a destra (l’onorevole Mazzetti mercoledì ha espresso parere positivo) che a sinistra. «Il potenziamento di traffico verso Bologna è una nostra richiesta storica, Ferrovie ci aveva detto sì un anno fa – rivendica Biffoni – Questo anche in un’ottica di favorire il trasporto verso l’aeroporto bolognese, e lo dico consapevole che a qualcuno queste dichiarazioni potrebbero non piacere. A settembre, quando saranno terminati i lavori alla Galleria dell’Appennino, ci metteremo di nuovo a sedere con Ferrovie per i dettagli. I dati parlano di circa 400 persone che ogni giorno si muovono in treno verso Bologna. Sono numeri importanti, e sull’alta velocità Prato ormai è stanca di aspettare».