Allenatore e psicologo. Ridolfi uomo dei sogni: "Così ho ribaltato il Prato"

Biancazzurri dall’incubo playout ai possibili playoff in poche settimane. L’allenatore pescato dagli juniores si racconta e spera di rimanere.

Allenatore e psicologo. Ridolfi uomo dei sogni: "Così ho ribaltato il Prato"

Allenatore e psicologo. Ridolfi uomo dei sogni: "Così ho ribaltato il Prato"

Ti affacci allo stadio dopo aver bussato a un dedalo d’ingressi ermeticamente chiusi e respiri l’aria antica del Bisenzio, che ti sgaruffa i capelli quasi a riconoscerti dopo i tanti anni vissuti in questo mondo impastato di tribolazioni e di gioie. Avverti subito l’aria nuova dell’opportunità che ha incontrato il talento da quando Stefano Commini, il presidente del Prato che, dopo aver digerito in un amen due allenatori, un direttore sportivo e un direttore generale, s’è accorto di avere fra le mani una lucertola a due code, Maurizio Ridolfi, 4 anni nel settore giovanile Empoli, 5 anni alla Fiorentina, Borgo a Buggiano e Scandicci 2 anni, Sestese 4 anni, Tuttocuoio e Porta Romana in Eccellenza, responsabile giovanili del Prato. Era l’unico che aveva resistito anche l’anno scorso allo tsunami Commini con risultati pregevoli della juniores. Ottenuta la prima squadra, ha fatto bingo in quattro e quattrotto: 23 punti in undici partite con la media di 2.09 punti a gara, 14 gol all’attivo, 8 subiti, porta inviolata 7 volte, nelle ultime 9 gare 7 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. Roba da stropicciarsi gli occhi, play out scongiurati, un gioco tutto concretezza con un 4-2-3-1 poi trasformato nel 4-3-3 che sta facendo storia.

Ad accoglierci in prima battuta, mentre Ridolfi sta terminando il lavoro sul campo, Claudio Sciannamè oggi responsabile area tecnica, dopo aver girato mezza Italia come calciatore, imparentato con i Fedi Gino e Riccardo padre e figlio, che nel Prato furono di casa. "Una bella esperienza quella che stiamo vivendo – dice Sciannamè – vissuta con la volontà di recuperare il prestigio della squadra grazie ai ragazzi e a Ridolfi, che ha avuto modo di ribadire il proprio bagaglio umano e tecnico già dimostrati nella guida delle giovanili".

Il colore biancazzurro Maurizio Ridolfi l’aveva già assaggiato come difensore centrale ai tempi di Orrico, che insieme a Andrea Toccafondi e Riccardo Santini prelevarono a Volpara sopra Massa, affrontando una selva dolce di faggi per arrivare a Corrado l’omone, facendogli firmare il contratto fra un boccale di vino Candia e lardo di Colonnata, profumo di cose semplici e schiette. Lo stesso profumo che si respira ora in casa del Prato con un allenatore e un responsabile area tecnica improntati alla piena affidabilità.

E’ servita anche quell’esperienza con Orrico allenatore precettore, istrione, filosofo, rompiballe, libero pensatore senza diaframmi fra mente e concetto?

"Da persone come Orrico ho imparato molto, da altre ho imparato a non essere come loro. Ho cercato di apprendere il meglio di tutti", dice Ridolfi con parlantina tutta toscana, eloquio fluente, capello non più alla Ivan Zazzaroni per averlo tagliato di fresco, lucidità di analisi e compostezza senza atteggiarsi a "lei non sa chi sono io" di certi personaggi calcistici un metro più in su del Padreterno.

Cos’ha detto ai giocatori per motivarli con risultati eccellenti? Aveva auspicato di fare buoni risultati nelle prime partite. Ha fatto filotto e pallin di quattro, come si dice nel gioco del biliardo.

"Ho cercato di motivarli e di ricreare entusiasmo, perché il calcio non è solo piedi. E’ anche testa e cuore. Metteteci tutte le invenzioni tattiche che volete, ma se non infondi carica vitale, rischi di trovarti in brache di tela".

Lo staff societario conferma che ha dato serenità a tutti in un momento in cui avrebbe perso la pazienza anche padre Pio.

"Abbiamo il comun denominatore del tutti per uno uno per tutti con la vigilanza di Commini, un presidente con cui ho sempre avuto un feeling particolare anche ai tempi delle giovanili, dove sono stato riconfermato sistematicamente".

Linguaggio accattivante di chi sente già odore di riconferma?

"Io sono a disposizione con tutto l’entusiasmo possibile, ma non mi sento indispensabile: i camposanti sono pieni di gente che si riteneva indispensabile".

Finito il purgatorio dei play out comincia ora l’acquolina in bocca dei play off: l’appetito vien mangiando. Restano quattro partite da giocare con il coltello fra i denti.

"Abbiamo già fatto il possibile. Ora tentiamo di attrezzarci per il miracolo, senza frenesie, con l’orgoglio del pratese".

Saluti cordiali. "Ci rivedremo?" ci domandiamo l’un l’altro, aspettando un cenno della testa da parte di Commini, mentre imbocchiamo il viavai delle macchine clacsonanti di via Firenze in una primavera finalmente rigogliosa che sembra respirare anch’essa l’effluvio dolce della vittoria.