ROBERTO BALDI
Cronaca

Addio a Focosi, signore del tennis e dello stile

Si è spento a 89 anni un atleta che fu protagonista sulla terra rossa ma anche fuori dal campo. Un’eleganza innata simbolo di un’epoca

di Roberto Baldi

Se n’è andato con il sorriso, com’era sua regola. Lapo Focosi mi aveva raggiunto con una telefonata appena una settimana fa. "Ho bisogno di salutarti – mi aveva detto – forse l’ultimo saluto". Vengo a trovarti subito, gli avevo risposto. E lui : "No, voglio che tu mi ricordi come mi hai sempre visto, non come mi vedresti ora, alla soglia dei 90 anni (ne aveva 89) sul viale del tramonto".

Ricchi si diventa, eleganti si nasce, avevo scritto di lui in una delle interviste ai vip della città, come lui si è sempre considerato a giusta ragione con quel suo fare giocoso e accattivante, portamento impeccabile, sia quando c’era da mulinare la racchetta da tennis, sia quando c’era da fare il baciamano alle signore. Edoardo Nesi, uno dei suoi amici importanti, lo mitizza in uno dei suoi libri "sempre vestito in bianco e perfetto a vedersi". Lo chiamavano "il tennista dal braccio d’oro".

L’avventura sulla terra rossa era cominciata, come lui mi raccontava, grazie a tre signore della Prato bene, che giocavano vicino a casa sua in via 4 novembre. Avevano bisogno di un giovane per fare il doppio e lui a 15 anni si propose. Erano la dottoressa Ciabattini, la signora Silli-Zanolla e la signora Fineschi. Fra i tanti traguardi prestigiosi del tennis era arrivato a vincere la coppa Valeria nel 1982 quando al doppio di spareggio lui e l’amico Ciardi batterono Pietrangeli e Sirola. Quando lo incontrava fuori campo, Sirola imprecava: sei fra i pochi al mondo ad avermi battuto nel doppio.

Fra i suoi ricordi del tennis anche Lea Pericoli che lo insultò amabilmente per una palla troppo violenta indirizzatale in gara a Roma a una coscia.

Dal 1969 al 1975 vicepresidente dell’Etruria tennis e direttore sportivo, 9 anni consigliere regionale della Federtennis, 8 vicepresidente allo Sporting Club, artefice dei campionati italiani al TC Prato nel 1980 e dell’incontro di coppa Davis tra Italia e Svezia nel 1986, animatore di molte iniziative fra cui quelle dell’élite pratese di allora ovvero il circolo Misoduli.

Ci vorrebbe un libro intero per dire i personaggi con cui ha familiarizzato, ma piace anche ricordarlo nel suo epilogo finale fatto di una misera pensione ("pochi, ma mi bastano" diceva orgogliosamente) e del suo abbandono forzato dal tennis e dalla vita per problemi respiratori. Quelli che nell’ultima idoneità sportiva da me conferitagli mi avevano indotto all’espediente pietoso e riprovevole di soffiare io nel boccaglio respiratorio, perché restasse agli atti una prova valida per mantenergli il legame a un mondo che gli era vitale. Lassù gli daranno uno scapaccione di rimprovero e lui spiegherà, con quel suo solito modo accattivante, che la complicità del medico era stata implorata perché luccicasse ancora quel mondo del tennis che non gli dava più le vittorie ma la felicità di stare con gli amici, di coltivare il bello, di mantenere una sua identità giocosa in mezzo ai travagli dell’esistenza. Ai familiari le condoglianze de La Nazione.

I funerali di Lapo Focosi verranno celebrati stamani alle 11,30 nella chiesa di San Domenico.