Accusati di corruzione, poliziotti condannati

Le prime sentenze arrivano dalla Corte dei Conti: Brunetti e Massaro dovranno restituire 140.000 euro. Il processo penale fermo al palo

Sono arrivate le prime condanne per i due poliziotti, marito e moglie, che prestavano servizio alla Questura di Prato finiti al centro di una inchiesta della Procura di Prato con l’accusa di corruzione. La condanna per Roberto Brunetti, 57 anni, e Maria Cristina Massaro, 52 anni, non è arrivata in sede penale dove il processo si è perso in una serie infinita di udienze e rinvii, ma dalla Corte dei Conti. Le due sentenze sono state depositate il 21 gennaio. Brunetti, ex dirigente della Digos a Prato, è stato condannato a risarcire il Ministero dell’Interno con 78.000 euro corrispondenti ai giorni di assenza dal lavoro considerati "ingiustificati", mentre Massaro, ex vicedirigente dell’Ufficio immigrazione alla Questura di Prato, dovrà restituire 61.000 euro per aver impiegato le ore di servizio per fornire in maniera illecita i permessi di soggiorno a cittadini di origine orientale. Brunetti è stato assolto da quest’ultima accusa in quanto – secondo i giudici contabili – il suo ruolo non era quello di emettere i permessi di soggiorno e quindi non avrebbe tolto tempo ai suoi doveri mentre era in servizio. La condanna a Brunetti si riferisce a 385 giorni di malattia – presi fra il 2014 e il 2016 – durante i quali il poliziotto avrebbe "svolto attività non compatibili con la patologia e con lo stato di riposo prescritto". Brunetti presentava dei certificati al lavoro del suo medico curante (finito nel processo penale) per una patologia cronica di cui soffre senza però che si fosse sottoposto ad adeguate visite mediche. Nel frattempo, però, sottolineano i giudici rifacendosi alle carte dell’inchiesta penale, l’uomo sarebbero andato in palestra, si sarebbe occupato della ristrutturazione della propria abitazione e avrebbe "persino partecipato a una maratona non competitiva" nell’ottobre 2014". Assenze ingiustificate dal lavoro per le quali adesso dovrà rifondere il Ministero dell’Interno.

La coppia finì agli arresti domiciliari nel gennaio del 2016. Per la Procura di Prato, infatti, marito e moglie avrebbero accettato soldi e regali (come borse firmate e telefoni) da cittadini cinesi per accelerare e semplificare l’iter burocratico per ottenere il permesso di soggiorno. A sostegno dell’accusa, ci sono le testimonianze di una mediatrice cinese e di una consulente del lavoro pratese già condannate per gli stessi fatti. Oltre all’accusa di corruzione, Brunetti e Massaro devono rispondere di una serie di altre contestazioni emerse attraverso le intercettazioni telefoniche, tra cui truffa, falsità ideologica e materiale. La Corte dei Conti ha messo un primo punto fermo sulla vicenda con la sentenza di primo grado, il processo penale invece stenta ad andare avanti nonostante la vicenda, all’epoca, abbia sollevato un bel terremoto negli uffici della Questura. E la prescrizione per molti dei reati è alla porta.

Laura Natoli