"Abbiamo visto l’orrore della guerra Qui i nostri bambini sono al sicuro"

Tredici profughi arrivati ieri dall’Ucraina sono ospitati in Valbisenzio alla canonica di Savignano . Cinque donne, un uomo e 7 bambini. "I padri rimasti là, difenderanno le nostre case a ogni costo"

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Negli occhi hanno ancora le immagini della guerra, il terrore dei bombardamenti. E lo stato d’animo è di grande preoccupazione per i figli, mariti, genitori e parenti lasciati in Ucraina a combattere l’invasione russa. Ma sui loro volti è anche chiaramente visibile la gratitudine per l’accoglienza e l’ospitalità ricevuta: una mobilitazione umanitaria e una generosità "che mai ci saremmo aspettati di ricevere". Sono tredici le persone arrivate dall’Ucraina in fuga dalla guerra (per lo più provenienti da Leopoli) e ospitate in Valbisenzio alla canonica di Savignano, già usata in passato per l’accoglienza dei richiedenti asilo.

Si tratta di cinque donne, un uomo e 7 bambini appartenenti a tre differenti nuclei familiari. A gestire la struttura è la Cooperativa 22, che ieri pomeriggio ha aperto porte della canonica per dare la possibilità alle donne ucraine di raccontare le loro storie e di ringraziare i pratesi per le donazioni arrivate in massa fra abiti e generi di prima necessità. "La decisione di lasciare l’Ucraina è stata molto veloce - racconta Anna Tomaschik, una delle profughe -. I nostri familiari erano preoccupati per la guerra, ma anche per i rapimenti e per le violenze. Così abbiamo deciso di raggiungere i nostri parenti in Italia. Stiamo tutte bene, ringraziamo gli italiani per il supporto che ci stanno dando. Se con il corpo siamo qui, però col cuore siamo in Ucraina, la nostra terra. I bambini all’arrivo a Prato hanno detto che è un posto bellissimo, ma che sarebbe stato ancora più bello se ci fossero stati anche i loro padri".

Le storie delle donne ucraine si intrecciano una con l’altra, e sono accomunate dal desiderio di vedere libera la loro nazione, nella quale sperano di potere tornare il prima possibile.

"Per i miei familiari arrivare in Italia è stato un viaggio interminabile – racconta Iana Bruno, che da anni vive in Italia, ed è stata adottata dalla famiglia per cui lavorava come badante -. Mio fratello ha guidato per 500 chilometri portando fin dove possibile le donne della mia famiglia. Poi è tornato al suo posto per la resistenza, mentre le donne si sono fatte 40 chilometri a piedi fino alla frontiera. Qui ad aspettarle c’era mio marito che è partito da Prato con un furgone a noleggio per andare a recuperarle. Adesso spero che tutto questo finisca il prima possibile. Ci sono persone che vivono da settimane nelle cantine, al freddo, senza un posto dove dormire. E’ uno strazio".

Le donne ucraine fanno anche un appello agli italiani e agli altri stati europei: sospendere il sorvolo dei cieli ucraini da parte dei velivoli russi. "Solo così potremo mettere fine a questo massacro – raccontano tutte assieme – e si potrà dare all’Ucraina una possibilità di garantirsi la propria indipendenza. Putin non si fermerà all’Ucraina, alzerà la posta della guerra sempre più in alto. Per questo va fermato subito. Noi siamo un paese pacifico, che non ha mai invaso nessun altro territorio. Ma l’Ucraina è casa nostra e i nostri uomini la difenderanno a ogni costo".

Stefano De Biase