SAVERIO BARGAGNA
Pontedera

Igor Protti: la politica, gli stranieri e i pisani. «Lealtà e serietà, ripartiamo da qui»

Il grande bomber del Livorno, oggi direttore sportivo del Tuttocuoio, si racconta oltre il campo di calcio: «Non pensiamo solo ai soldi»

Igor Protti racconta il suo modo di vivere il calcio e non solo (Germogli)

Ponte a Egola (Pisa), 3 novembre 2015 - Igor Protti, direttore sportivo del Tuttocuoio: Ponte a Egola non è Pisa, ma è comunque nella stessa provincia. Ci dica, pisani e livornesi sono così diversi?

«Siamo tutti uguali: da Livorno a Pisa, fino al Kenya. Siamo esseri unici e in questa unicità siamo identici. Pisani e livornesi poi sono uniti dalla stessa grande passione per la propria squadra. Ed è bello così».

Come si costruisce una squadra di calcio?

«In sintonia con l’allenatore. Il tecnico sa quali caratteristiche sono necessarie per il gioco che intende sviluppare. Certo se l’allenatore non è stato ancora deciso, la cosa un po’ si complica. Comunque è importante muoversi con un certo anticipo ricercando un mix fra giovani ed esperti della categoria».

Crede che i criteri per costruire una buona squadra siano gli stessi per scegliere buoni politici?

«Quando cerchi un giocatore, vuoi gente leale e seria. Il calcio ha la capacità di premiare chi è più bravo sul campo. Dovrebbe essere così in ogni ambito, anche in politica. Invece, in Italia vanno avanti gli amici degli amici. Tutti lo sappiamo. Tutti lo diciamo. Nessuno muove un dito. Anzi...».

Dica.

«In questo paese si esaltano solo gli aspetti negativi. E invece, se uno va in giro ed entra – faccio un esempio – in un ospedale si accorge che anche l’Italia è piena di gente per bene».

Italiani e stranieri, appunto. E’ vero che nel nostro campionato militano troppi extracomunitari?

«Le rispondo con una domanda. Sa che cosa pretendiamo noi addetti ai lavori dagli arbitri?».

Che cosa?

«Al direttore di gara chiediamo di applicare il regolamento usando il buon senso. E’ vero che con la sentenza Bosman non si può chiudere le frontiere del calcio. La legge è legge. Però basterebbe, nel momento in cui si costruisce una squadra, usare il buon senso».

In una famosa intercettazione il presidente della Lazio Lotito avrebbe detto che Carpi e Frosinone non dovrebbero stare in serie A. Per analogia il Tuttocuoio non dovrebbe essere iscritto in Lega Pro: non crede?

«Il calcio è passione e non economia. Come sportivo se Carpi o Frosinone non portano soldi alla Lega, non me ne frega niente. E’ proprio questa passione che deve essere recuperata. Il Tuttocuoio è in Lega Pro perché questo ha detto il campo».

Lei ha giocato in tante grandi città: Napoli, Bari, Roma. Come si è ambientato in una realtà piccola come Ponte a Egola?

«Grande o piccola ogni realtà ha la sua storia e merita rispetto. Ho giocato nella Lazio come nel Virescit Bergamo. Ogni maglia, in ogni categoria, racconta una storia fatta di sconfitte e vittorie».

Ci dica la verità Lucarelli è più simpatico da giocatore o da allenatore?

«E’ livornese. I livornesi sono sempre simpatici»