
Il settore della conceria sta risentendo dei crisi della crisi internazionale
Fucecchio (Firenze), 14 agosto 2025 – La crisi della moda affonda il morso. E miete vittime. C’è un’altra grande azienda in difficoltà nel distretto di Santa Croce sul’Arno, un fazzoletto di Toscana vocato alla pelle, al cuoio e alla calzatura. Si tratta della Pegaso Spa di Ponte a Cappiano. L’azienda ha formalizzato la richiesta di liquidazione giudiziale. Un doccia fredda in questo agosto bollente per 43 dipendenti. L’allarme è scattato quando gli operai, pur ricevendo la busta paga, non hanno trovato il bonifico in banca.
Un rapido controllo da parte del sindacato e l’amara scoperta. Ora che succede? “C’è da attendere da parte del tribunale la nomina della figura – dice Andrea Simone (Cgil ) – che in tutto e per tutto dovrà gestire il futuro della conceria, per la quale potrebbe anche esserci una continuità, ma non è affatto scontato, dipenderà dai numeri del portafoglio ordini”. “Quello che accade è la prova anche del momento difficilissimo che vive il settore – aggiunge Simone –. Una crisi che ha conseguenze sociali importanti: affrontare il caro vita di questi tempi dovendo rinunciare ad una entrata in famiglia, oggi, è complicatissimo”.
Gli operai hanno cessato di lavorare il 22 luglio. Poi fra permessi, ferie e cassa integrazione tutti a casa fino al 31 agosto. Ma a questi punti il ritorno in fabbrica il primo settembre rischia di essere un miraggio. La Filctem Cgil ha subito fatto richiesta all’unità di crisi regionale per l’attivazione di un tavolo urgente: richiesta immediatamente accolta. “Siamo di fronte ad una situazione che ci preoccupa, per lavoratori, per le loro famiglie e per il territorio - dice l’assessora regionale al lavoro Alessandra Nardini – Purtroppo non siamo di fronte alla prima azienda del settore moda che versa in grande difficoltà. È da oltre un anno, infatti, che chiediamo al governo di collaborare mettendo in campo strumenti adeguati alla grave crisi che il settore sta attraversando”.
Una crisi che è il risultato di una combinazione letale di fattori: conflitti internazionali, inflazione, instabilità geopolitica, ma anche mutamenti nei consumi. Anche l’alto di gamma fatica a trovare un equilibrio tra valore e prezzo. Poi c’è l’apprezzamento dell’euro sul dollaro. Una situazione, questa, che – unita ai dazi – potrebbe frenare in modo sensibile l’export verso il mercato strategico gli Stati Uniti. Il timore diffuso è che, sotto questi colpi, possa vacillare la tenuta di un distretto che conta circa 6mila posti di lavoro e vale un miliardo e mezzo dell’export toscano nel mondo.