REDAZIONE PONTEDERA

Tragedia durante il calcetto. Il caso arriva in appello. Dopo due lunghi processi

Giovanni Conte perse la vita a Ponte a Elsa nel settembre del 2015 per un malore in campo. Non era tesserato e non aveva il certificato medico: in primo grado fu condannato l’allenatore .

Arriva in appello il caso della morte di Giovanni Conte 40 anni, di San Miniato, deceduto per un malore fatale in un campo da calcio di Ponte a Elsa. Era il primo settembre del 2015. Durante la partita Conte, sposato e padre di due gemelli, si accasciò improvvisamente a terra: il suo cuore aveva ceduto rendendo inutile ogni soccorso.

Nell’attesa dell’ambulanza furono fatti vari tentativi di rianimazione da parte dei presenti, ma senza successo. Conte – sovrappeso e con problemi cardiaci – non era tesserato per quella società e non aveva neanche il certificato d’idoneità medico sportiva. Proprio per questo su quella tragedia si aprì il capitolo giudiziario. Il processo bis (all’esito del primo venne mandato assolto il presidente dell’Asd Ponte a Elsa 2015) ha visto a giudizio l’allenatore Alessandro Signorini (difeso dall’avvocato Lapo Bechelli), per aver consentito a Conte di partecipare, pur non essendo tesserato con l’Asd, ad un allentamento con conseguente partita di calcio senza pretendere il certificato di idoneità. Un processo che si è concluso con la condanna a 7 mesi di reclusione (pena sospesa). Condanna impugnata in appello: l’udienza è fissata a Firenze per il 21 giugno prossimo quando – si apprende – il reato contestato sarà già prescritto. L’avvocato Tommaso Gronchi, che assiste i familiari di Conte, sottolinea come, nonostante la prescrizione "resteranno in ogni caso “salve” le statuizioni civili".

Era stata la Procura, seguendo le indicazioni del giudice del primo processo, dopo nuovi accertamenti, a decidere di esercitare l’azione penale per il reato di omicidio colposo contro l’allenatore: l’unico, per l’accusa, che quella sera, aveva l’obbligo di verificare se il Conte avesse o meno il certificato di idoneità.

Carlo Baroni