REDAZIONE PONTEDERA

Strada di Patto, è un caso per tre giudici

Finisce in appello la condanna della Corte dei Conti per i tre dipendenti comunali: in corso anche la causa civile promossa dal municipio

PONTEDERA

di Carlo Baroni

Nessun dubbio, si apprende, per i difensori degli imputati. La sentenza della Corte dei Conti, relativa alle vicende della strada di Patto, verrà appellata. Una sentenza riutenuta frutto di un percorso basato solo sul copione accusatorio e sulle carte della procura, senza che gli imputati abbiamo potuto difendersi in contraddittorio. Una sentenza ritenuta severa. La Corte dei conti nelle settimane scorse ha condannato tre dipendenti del Comune di Pontedera – l’architetto Massimo Parrini, l’ingegner Salvatoree De Pascalis e l’architetto Marco Pasqualetti – a risarcire lo stesso Comune, in quota parte, di 700mila euro. I periti hanno stabilito che il manto di asfalto e bitume, invece di essere di venti centimetri come dichiarato dai tecnici alla fine dei lavori è risultato di dodici. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

E’ sempre aperta ed in fase istruttoria la causa civile intentata dal Comune guidato da Matteo Franconi alle imprese esecutrici dell’opera. Un caso davanti al giudice Daniele Mercadante: è il Comune, qui, a chiedere due milioni di mezzo di euro di danni. La causa è incardinata su un accertamento tecnico preventivo. Una consulenza molto articolata al centro della causa e che ripercorre tutte le fasi dell’appalto del terzo lotto, perché per gli altri è passato troppo tempo per avere accertamenti. La causa civile è contro le ditte appaltatrici e contro un professionista che nel 2010 ebbe un incarico dal Comune. Poi c’è anche il capitolo penale, in tribunale a Pisa, per due dipendenti comunali di Pontedera (l’architetto Massimo Parrini e l’ingegner Salvatore De Pascalis) e l’imprenditore Antonio Maisto. Le accuse vanno, a vario titolo, dal falso ideologico in concorso alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

Sono queste le tre "strade" della macchina della giustizia che incrociano quella di Patto sulla quale nel 2019 piombarono le indagini condotte dalla guardia di finanza su disposizione della Procura della Repubblica, inchiesta del sostituto procuratore Falvia Alemi, e della Corte dei conti, secondo le quali per la realizzazione della strada sarebbe stata usata la metà del materiale previsto nel contratto di appalto e spesi gli stessi soldi. Ecco perché le fiamme gialle, quando scattò il blitz, sequestrarono beni (case e terreni nelle province di Firenze, Pisa e Lecce) e conti correnti per un totale di oltre 1 milione ai soggetti finiti, a vario titolo, sotto la lente degli inquirenti. Un milione di euro è quanto sarebbe necessario per i lavori di sistemazione della strada, ma sulla quale carotaggi e prove di carico nel 2010 non avevano rilevato ostacoli particolari tanto che fu approvato anche il progetto esecutivo relativo al terzo lotto. Un’opera costata alla fine 9 milioni e finita al centro di tre processi.