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Crisi alla Stilnovo, taglio di venti operai

Lo stilista Cavallini: "Ma la produzione resta qui e l'azienda potrebbe tornare a crescere"

La Stilnovo di San Miniato (Germogli)

San Miniato, 15 ottobre 2014 - La produzione tutta in Italia, le difficoltà a “tenere” il prezzo sul mercato, i minori acquisti da parte dei clienti, la calza che vive una fase non splendida sulle passerelle. Queste le ragioni principali che hanno portato lo Stilnovo, storico marchio sanminiatese dello stilista Emilio Cavallini, che da oltre quarant’anni veste le gambe delle donne in tutto il mondo, al tavolo delle trattative con i sindacati di zona ed a trovare un accordo sulla riduzione di personale.

"L’azienda — spiega Stefano Benvenuti (Cgil), dopo l’assemblea con il personale — ha manifestato e dimostrato necessità di incidere sensibilmente sui costi, senza decentrare la produzione, ma razionalizzando le risorse. C’è una fase della lavorazione, quella terminale, come rifinitura, impacchettamento ed etichettamento che l’azienda ha scelto di mandare all’estero (in Croazia) per essere più competitiva sui prezzi e poter restare in piedi. Quindi abbiamo fatto un accordo — aggiunge Benvenuti — che prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per 30 dipendenti, di cui 10 si alterneranno a rotazione. La parte restante dei dipendenti (un’altra decina) continuerà a lavorare regolarmente. Al termine di questo percorso 20 unità, considerate in esubero, andranno in mobilità".

"Un passaggio molto difficile e delicato — aggiunge Benvenuti — che tocca da vicino un marchio storico del manifatturiero della zona colpito, come tanti altri, dalla crisi". Lo stilista Emilio Cavallini sottolinea come Stilnovo fosse rimasta l’unica azienda a fare tutto, ma proprio tutto, in Italia, non solo la lavorazione (lo smacchinamento): "Ci siamo trovati ad un bivio, ed abbiamo scelto di salvare cuore e testa — dice — La produzione resta qui, tutta, come la campionatura dei modelli: Made in Italy vero al cento per cento. A una lavorazione contoterzi all’estero manderemo appunto la fase terminale, le rifinitura a mano e altri passaggi non significativi, che ci consentono di abbattere i costi, avere un prezzo competitivo e quindi un’azienda con i bilanci in salute che potrebbe tornare a crescere".

L’altra strada era quella di cedere il passo, magari addirittura a lavorazioni straniere. Ma com’è arrivata e si è manifestata la crisi? "Non abbiamo perso un cliente — ammette Cavallini — grazie alla qualità e al contenuto moda del nostro prodotto. Ma abbiamo avuto una diminuzione del valore degli ordini". Il prezzo, oggi, sui grandi numeri fa la parte del leone e la differenza.

Carlo Baroni